Lo sapeva, Nole Djokovic. Lo aveva capito già da tempo. Non a Torino, dove aveva vinto il titolo di Maestro del tennis 2023, o a Malaga in Coppa Davis e neppure sul prato verde di Wimbledon, dove, lo scorso 14 luglio, in semifinale, aveva liquidato senza appello quel ragazzo italiano con i capelli rossi e ribelli ed un fan club che annovera proseliti in ogni angolo del mondo. Il re della classifica ATP aveva intravisto il potenziale talento del 2001 di San Candido molto tempo prima. Quando il numero 1 del tennis azzurro, allora teenager, era allenato da Riccardo Piatti ed il serbo, incrociandolo sui campi di allenamento, dispensava consigli sul servizio a lui e al suo staff. Questa mattina, al termine della semifinale di Melbourne, ha affermato serafico: “mi ha battuto a tutti i livelli”. Perché Jannik Sinner, numero 4 al mondo, ha compiuto il primo vero scalpo del nuovo anno.
Sinner ha triturato il serbo, mandandolo fuori tempo, fuori giri, fuori dal campo e anche fuori dai gangheri. Gli ha inflitto un sonoro e pesante 3 a 1 (6-1, 6-2, 6-7, 6-3), vincendo con la solidità del servizio, sì, proprio quel fondamentale che aveva ricevuto l’aiutino di Djokovic, e con una forza mentale inscalfibile. In poche parole, ha sconfitto il re con le sue stesse qualità.
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Sinner infligge la prima sconfitta a Djokovic in Australia dopo 2.195 giorni
Alla Rod Laver Arena di Melbourne, tra l’alba e la prima mattina italiana, la stella del tennis azzurro ha interrotto il dominio del fenomeno di Belgrado. Djokovic non perdeva un match sul suolo australiano da 2.195 giorni, dalla sconfitta contro il coreano Chung per 7-6, 7-5 e 7-6 del 22 gennaio 2018. Da allora, ad eccezione del 2022, quando dovette rinunciare al primo slam della stagione per via di un’accusa di visto d’ingresso irregolare, solo successi e trofei alzati al cielo.
Per uno che ha vinto 10 volte gli Australian Open perdere è sempre uno shock. Lo è ancor di più se a batterlo è un possibile erede, un giovane solido, solidissimo, fortissimo, che è pronto a prendersi il suo regno. Magari non gli somiglierà fisicamente, ma in alcuni aspetti è quanto di più simile possa esserci. Soprattutto nella consapevolezza del proprio bagaglio e nella lucidità di pensiero.
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Una vittoria scioccante e la missione “Frankenstein”
I colpi di Sinner hanno lasciato un segno sul cemento ed ancor di più nell’umore dell’avversario, a tal punto che il serbo ha parlato di “peggior match della sua carriera”. Forse, troppo autocritico con sé stesso. Sicuramente, poco rispettoso della grandezza del nostro talento. Che non è arrivato all’ultimo atto della competizione per caso, ma con cognizione di causa e con un percorso fatto di piccoli step, di apprendimenti rapidi e veloci, anche dalle sconfitte, e di consigli ben metabolizzati.
Il segreto della vittoria per 3-1 risiede sia nel talento del ragazzo di San Candido sia nella grandezza del suo staff. Gli allenatori Simone Vagnozzi e Darren Cahill, gli stessi che Nole aveva “pizzicato” dopo la loro vittoria come coach dell’anno agli ATP Awards 2023 (il serbo è allenato da una leggenda come Goran Ivanisevic e avrebbe voluto che il titolo fosse assegnato all’ex tennista croato), stanno lavorando bene e sodo. Ogni giorno, trasferiscono a Jannik qualcosa che migliora le sue prestazioni. Vagnozzi, alla vigilia della semifinale di Melbourne, aveva dichiarato: “Abbiamo provato a mettere un po’ di Djokovic in Sinner”. La missione “Frankenstein”, se così vogliamo chiamarla, è riuscita.
Un successo con stile
La portata di un simile successo è enorme. Jannik non ha concesso palle break. Ha martellato e recuperato. È stato aggressivo, ma mai arrogante. Questo è il suo stile. Ha avuto anche una palla match nel tie break del terzo, ma il serbo, mai domo, è riuscito a cancellarla, andando addirittura ad aggiudicarsi il set.
Djokovic ha provato a mettere pressione all’azzurro. Gli ha fatto sentire il fiato sul collo, perché di partite come quella della Rod Laver Arena ne ha giocate tante e le ha pure vinte (ne è un esempio il quarto di finale di Wimbledon del 2022 proprio contro il nostro tennista; dopo aver perso i primi due set per 5-7, 2-6, si è imposto per 3-2). Ed invece, l’idolo di tutti i Carota Boys sparsi nel globo terracqueo, variando colpi e macinando gioco come se nulla fosse successo, ha disegnato il campo. Ha ribattuto colpo su colpo, pressione su pressione, pugno chiuso su pugno chiuso. Ha spento le velleità di rimonta del re con le gambe, con le braccia e, ancor di più, con la testa ed il cuore.
Ha silenziato pure il pubblico di Melbourne che, a ragione, voleva gustarsi una partita più lunga. Gli australiani avevano scelto di sostenere l’idolo indiscusso, il numero 1, che, stranamente, era in difficoltà e sotto non solo nel punteggio. Alla fine, pure loro, si sono dovuti togliere il cappello dinanzi alla bravura e al successo di Sinner, l’italiano che gioca con il cappellino indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, dall’ora, dalla superficie o dal luogo in cui disputa il match.
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La stampa celebra Sinner
La stampa, sia italiana sia estera, lo celebra. La metafora del giovane che toglie la corona al re è la più gettonata. Lui, il protagonista di questa impresa, invece è rimasto lo stesso di sempre. Lucido e divertente. Gestisce le emozioni e pondera le parole.
“Buongiorno a tutti!”, esclama ai microfoni di Jim Courier, riferendosi al pubblico italiano che lo ha seguito in diretta. Poi, subito dopo, una precisazione ed un omaggio: “Abbiamo anche Bolelli e Vavassori in finale di doppio, c’è tanta Italia a Melbourne, anche sugli spalti”. Parla del match e lo definisce “durissimo”. Quindi, analizza a caldo anche uno dei momenti clou della partita, quel match point mancato: “Ho sbagliato il dritto, ero un po’ teso, ho cambiato idea in corsa, ma nell’intervallo ho cancellato tutto. Volevo essere pronto per il set successivo”. In realtà, Jannik è stato spigliato, disinvolto e completo. Ha centrato la finale, la prima della sua carriera.
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Come Berrettini, ma sognando Panatta
Domenica 28 gennaio, con orario ancora da definire, il nostro Jannik affronterà il russo Daniil Medvedev, numero 3 delle classifiche. L’Italia del tennis maschile torna in finale in uno slam dopo 931 giorni. L’ultima volta capitò a Wimbledon, in quella domenica dell’11 luglio 2021, quando Matteo Berrettini perse per 3 set a 1 proprio contro Novak Djokovic, prima di andare a Wembley a sostenere l’Italia di Mancini nella finale degli Europei di calcio.
Ormai, non si può parlare più di Next Gen, ma di New Gen. Jannik Sinner è la new gen. Non solo del tennis italiano. È nell’Olimpo, anche se non ha ancora vinto uno slam. L’ultimo successo azzurro in uno dei massimi circuiti internazionali rimane quello di Adriano Panatta a Parigi, nel lontano 1976.
Sulle orme dei grandi dello sport italiano
Panatta, poi Alberto Tomba, Federica Pellegrini e Valentino Rossi. Idoli. Campioni amati da tutti, anche da chi non ha mai impugnato una racchetta, non ha inforcato gli sci, non ha mai nuotato in corsia o non ha mai fatto una derapata o una staccata in un circuito. Sportivi che hanno incollato gli italiani davanti al televisore. Che hanno mosso e mobilitato tifosi e appassionati. Che hanno segnato epoche con le loro “Veroniche”, volée giocate con la spalle alla rete, con le loro discese tra i paletti, con le loro bracciate e sgasate. Che hanno fatto parlare dell’Italia, non solo dal punto di vista sportivo. Che hanno reso orgoglioso un popolo intero. Che hanno lasciato un segno tangibile. Proprio come sta facendo il nostro Jannik Sinner. Un Campione che sposta l’attenzione, gli equilibri e i numeri. E che avvicina allo sport e agli stili di vita sani le nuove generazioni. Chiedere al Presidente Angelo Binaghi e alla FITP, ma anche alle famiglie italiane per conferma.
Tennis mania, appuntamento a domenica per la finale dello Slam
Appuntamento a domenica, allora. Anzi, pardon, prima c’è la finale di doppio. Sabato mattina, alle 10:45 italiane, i nostri Simone Bolelli e Andrea Vavassori giocheranno la loro prima finale di doppio in uno slam contro una delle migliori coppie del circuit: l’indiano Bopanna e l’australiano Ebden. In ogni caso, il 28 gennaio siete pregati di alzarvi presto, di accendere la tv, di fare il tifo per questo ragazzo dai capelli rossi che il prossimo 16 agosto compirà 23 anni e di aggiornare le statistiche. Perché non è da tutti battere Novak Djokovic, il numero 1 del tennis, per 3 volte nel giro di tre mesi.
Sinner per tutti, tutti per Sinner.
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