Le grandi manovre per le Europee sono iniziate

La giostra ha iniziato a girare. Lentamente, per ora. Perché la macchina è un po’ arrugginita e deve essere ben oliata. Si muove, e questo è un segnale, in attesa di entrare a regime e di dare vita ad un giro sempre più veloce, che diventerà vertiginoso con il passare della settimane. La corsa alle elezioni europee, in programma dal 6 al 9 giugno, è ufficialmente iniziata. Senza squilli di tromba, endorsement, prese di posizione o inviti, ma solo con dialoghi ed incontri pubblici e privati. La campagna vera e propria si scatenerà tra poco.

Bis alla Commissione per Von Der Leyen?

Tutti gli occhi dell’Europa sono su Ursula Von Der Leyen. La Presidente uscente della Commissione Europea per ora non si espone, ma ha tutte le carte in regola per giocarsi il bis e rimanere a Palazzo Berlaymont. Qualora il PPE (Partito Popolare Europeo) dovesse risultare il vincitore della tornata elettorale, la riconferma della Von Der Leyen sarebbe pressoché scontata.

La scelta del Presidente della Commissione è anche un gioco di equilibri tra Stati e potenze del Vecchio Continente, non solo tra partiti. E quelli che oggi sono dei fedeli alleati, domani potrebbero trasformarsi in franchi tiratori. Diversamente, un sostegno potrebbe giungere anche da chi attualmente non fa parte della maggioranza di governo. Tutto dipenderà dalla campagna elettorale, dai programmi delle varie forze europee su come vorranno gestire il prossimo quinquennio e dalle mosse fatte dai possibili candidati a ricoprire la carica di guida dell’organo esecutivo dell’Unione Europea. Ogni passo, ogni parola proferita o non detta ed ogni azione saranno giudicati, esaminati e analizzati minuziosamente.

Elezioni europee, le grandi manovre
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, il Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, il Commissario straordinario per la ricostruzione nei territori di Emilia Romagna, Toscana e Marche colpiti dall’alluvione, Francesco Paolo Figliuolo il Sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini e i Sindaci dei paesi colpiti dall’alluvione. [Photo Credits: sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Immagini messe a disposizione con licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/it/]
Così è stato anche per l’ultimo viaggio in Italia della Presidente Von Der Leyen. L’incontro di Forlì con il premier Meloni è servito a dimostrare, per l’ennesima volta, che tra le due leader c’è sintonia ed intesa. Un feeling che in questi ultimi 15 mesi, da quando Meloni ha assunto l’incarico di Primo Ministro, è cresciuto in maniera esponenziale. Nella città romagnola non si è parlato soltanto della ripresa e della ricostruzione del territorio colpito dall’alluvione dello scorso maggio, ma sono stati toccati anche altri temi di enorme rilevanza sociale, economica e politica. Su tutti il PNRR e le sfide per contrastare il cambiamento climatico.

L’Europa della Von Der Leyen tra transizione verde, fondi e competitività

Next Generation EU e Green Deal, del resto, rappresentano l’imprinting, il tratto distintivo della presidenza Von Der Leyen. La sfida dei prossimi cinque anni dovrà unire a questi due fattori la competitività del sistema economico del Vecchio Continente. Lo sa bene l’ex Ministro della famiglia, del lavoro e della difesa di Angela Merkel, che vorrebbe insediarsi di nuovo a Palazzo Berlaymont.

Per questo motivo, ha chiesto all’ex premier italiano Mario Draghi di redigere un rapporto sul sistema economico ed industriale continentale. Il documento, che tiene conto delle crisi affrontate dal 2020 ad oggi (covid, crisi energetica e guerra in Ucraina) e dell’indebolimento dell’Europa a discapito di USA e Cina, potrebbe diventare una sorta di manifesto delle priorità, degli interventi e delle politiche europee da mettere in atto nel prossimo futuro. Senza intaccare il welfare e la transizione verde, come vorrebbe la numero uno della Commissione.

Un ruolo per Mario Draghi?

Il dialogo tra Von Der Leyen e Draghi è continuo e proficuo. È stata proprio la Presidente della Commissione ad affidare lo studio sulla competitività dell’industria europea all’ex premier italiano. Tra i due non ci sarebbero frizioni, ma enorme stima. Eppure, Oltralpe qualcuno vorrebbe l’ex Presidente della BCE a Palazzo Berlaymont.

Se non dovesse essere Presidente della Commissione, Draghi potrebbe sostituire il belga Charles Michel a Palazzo Europa e diventare così il Presidente del Consiglio Europeo, l’organo che definisce le priorità e gli indirizzi politici dell’Unione. Quando? Tutto farebbe pensare al prossimo autunno, ma non è detto che il disegno si materializzi prima.

Il Presidente del Consiglio Europeo, il belga Michel, si candida alle Europee

Charles Michel, infatti, ha annunciato, secondo qualcuno in maniera improvvida, la sua candidatura alle prossime elezioni europee. L’ex primo ministro belga, leader del Movimento Riformista vicino all’ala liberale del Presidente francese Macron, presiede il Consiglio europeo dal 1° dicembre 2019 e dovrebbe rimanere in carica fino al prossimo novembre, quando scadrà il suo secondo mandato. Qualora dovesse essere eletto, ed è presumibile che ciò avvenga visto che sarà capolista, dovrebbe dimettersi e lasciare Palazzo Europa.

Secondo il regolamento UE, in assenza di un Presidente del Consiglio europeo permanente, l’incarico spetterebbe allo Stato membro che detiene la presidenza semestrale. Il prossimo 1° luglio sarà il turno dell’Ungheria. Pertanto, in caso di dimissioni anticipate di Michel, ad occupare la poltrona di Presidente sarebbe Viktor Orban.

La situazione italiana al momento

Mentre Michel ha compiuto il suo passo, in Italia non è ancora giunto il momento di conoscere i capilista delle cinque circoscrizioni. Tra chi si defila e chi si nasconde, si sta delineando una sfida nazional-continentale tra il Premier Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ed Elly Schlein, il Segretario del PD.

Le guide forti piacciono agli elettori e pure ai media, in modo particolare alle tv. Dopo Pasqua, lontano quindi dalle elezioni regionali in Sardegna (25 febbraio) e in Abruzzo (10 marzo), potrebbe andare in scena il tanto agognato confronto tra le due leader. La campagna elettorale in vista dell’Europee decollerebbe definitivamente grazie all’etere.

Un video contest per scongiurare l’astensione

Le elezioni europee sono considerate altresì come un test nazionale. Il risultato potrebbe dare vita ad una nuova fase di equilibri politici. Ancor prima delle percentuali di voti ottenuti o di decretare vinti e vincitori, bisognerà guardare l’affluenza. Cinque anni fa, il numero di italiani aventi diritto di voto che si presentarono alle urne si fermò al 54,5%, in flessione di 3 punti percentuali rispetto alla tornata del 2014.

In vista delle elezioni di giugno, si teme che il partito dell’astensione possa raggiungere una quota superiore al 45%. Riportare i cittadini a scegliere i propri rappresentanti al Parlamento Europeo sarà una sfida. Che la Rappresentanza in Italia della Commissione europea, in collaborazione con la Fondazione Cinema per Roma, vuole vincere con un video contest.

Ciak, Europa, si vota!” chiede agli interessati, in modo particolare ai rappresentanti della Gen Z e agli appassionati di arti visive, di realizzare un video di 3 minuti, per ispirare, informare e sensibilizzare i cittadini sulle imminenti elezioni europee. L’iscrizione è gratuita e sarà aperta fino a domenica 17 marzo. In palio ci sono premi in denaro ed accrediti gratuiti alla Festa del Cinema 2024, in programma nella Capitale dal 16 al 27 ottobre.

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