Benvenuti nel 2024. L’anno nuovo è arrivato con il suo carico di buoni propositi, auspici e ipotesi di nuovi scenari. Dal punto di vista sociale, politico ed economico, le aspettative per i prossimi 366 giorni sono elevate. All’orizzonte si prevedono profondi cambiamenti. A determinarli sarà il voto popolare. Oltre 4 miliardi di persone, pari al 51% degli abitanti del Pianeta Terra, saranno chiamati alle urne. Le scelte dei cittadini potrebbero portare ad un nuovo ordine globale o far piombare il mondo in un disordine ancora più accentuato di quello che ci ha lasciato in eredità il 2023.
I conflitti russo-ucraino e israelo-palestinese, solo per citarne due che interessano il fronte orientale dell’Europa e del Mediterraneo, necessitano di interventi concreti da parte della comunità internazionale e di risoluzioni. La conclusione delle due guerre dovrà essere inserita tra le priorità di questo nuovo anno e nell’agenda politica di chi sarà chiamato a governare. Allo stesso tempo, non possono essere trascurati i problemi climatici (le temperature del 2023 sono le più alte mai registrate), le sfide economiche globali e le questioni legate ai diritti, tra le quali spicca la difesa della proprietà intellettuale, la lotta alle fake news e la regolamentazione dell’intelligenza artificiale.
A giugno, 27 Stati dell’UE al voto per rinnovare il Parlamento
Un decimo delle persone al voto sarà in Europa. Nel Vecchio Continente, a giugno, si eleggerà il nuovo Parlamento. Le scelte dei cittadini di 27 Paesi dell’UE saranno decisive per l’elezione del Presidente della Commissione. Tutto fa pensare ad una riconferma di Ursula Von Der Leyen a Palazzo Berlaymont, ma i dati dei sondaggi parlano di grande instabilità. Con delle percentuali che ballano pericolosamente, avanzare previsioni sul partito vincitore della prossima tornata elettorale continentale risulta impossibile. In questi casi, si riveleranno decisive la campagna elettorale e l’affluenza (nel maggio del 2019 votò il 50,97% degli aventi diritto).
Le manovre europee ed il disegno di Emmanuel Macron
La campagna elettorale non è ancora iniziata, le grandi manovre invece sì. Procedono a fari spente e a tessere le fila sono Francia e Germania. Il Presidente francese Emmanuel Macron, come riportano anche le indiscrezioni politiche nazionali, starebbe pensando ad un piano che ridipingerebbe i rapporti tra le famiglie politiche europee.
I liberali di Renew Europe, il gruppo di stampo politico liberale che conta ben 12 eurodeputati francesi di Renaissance, la forza politica di Macron, non hanno mai appoggiato pubblicamente il bis di Ursula Von Der Leyen. L’ex Ministro della Cancelliera Angela Merkel, considerata dal Time come una delle 100 persone più influenti sulla Terra, avrebbe tutte le carte in regola per confermarsi alla guida della Commissione, qualora il Partito Popolare Europeo (PPE) dovesse risultare il primo gruppo politico.
Se così non fosse, però, Macron sarebbe pronto ad utilizzare il suo jolly: Mario Draghi. Un nome tecnico che, secondo gli analisti, potrebbe mettere d’accordo tutti. Con l’ex presidente della Banca Centrale Europea a Palazzo Berlaymont, si scatenerebbe una sorta di risiko fantapolitico che travolgerebbe la stessa Von Der Leyen e l’ex primo ministro olandese Mark Rutte. All’attuale presidente della Commissione spetterebbe la guida della NATO, dove invece gli Stati Uniti vorrebbero il cinquantasettenne politico di L’Aia.
La scelta della figura che dovrà guidare la Commissione Europea sarà la partita politica più importante della prossima estate. L’Europa, infatti, si appresta ad affrontare grandi riforme istituzionali, tra cui l’allargamento ad Est, che necessitano di coesione, unione d’intenti e di vedute e prese di posizione.
Il futuro degli Stati Uniti: sarà ancora Biden contro Trump?
Oltre Oceano, il mese decisivo sarà novembre, quando gli elettori degli Stati Uniti dovranno scegliere il 47° Presidente della loro storia. Sarà ancora una volta una sfida tra Joe Biden e Donald Trump? Molto dipenderà dall’esito delle primarie dell’elefantino, il partito dei repubblicani (Grand Old Party), e dagli scenari che si potrebbero aprire dopo che la Corte Suprema del Colorado, prima, e quella del Maine, subito dopo, hanno preso in esame la non candidabilità dell’ex Presidente USA. Secondo i giudici dei due Stati, la sezione 3 del quattordicesimo emendamento, ratificato nel 1868, esclude dalle cariche pubbliche chiunque, dopo aver giurato sulla Costituzione, abbia partecipato ad un’insurrezione o aiutato oppure sostenuto gli insorti, come accaduto a Capitol Hill il 6 gennaio di tre anni fa.
Per il momento, la decisione riguarda solo il Colorado ed il Maine e non ha conseguenze dirette per il tycoon, che comunque resta nelle liste. Trump potrebbe fare appello alla Corte Suprema Federale (6 membri, di cui 3 nominati dallo stesso ex Presidente, su 9 sono conservatori), ma se le decisioni del Colorado e del Maine dovessero essere confermate anche a Washington, allora potrebbero essere intentate cause simili anche in altri Stati, oltre ai già citati.
In attesa del verdetto, la campagna elettorale continua. Trump è sempre avanti nelle proiezioni; le alternative, in primis quelle di Ron DeSantis, il Governatore della Florida, e del trentanovenne Vivek Ramaswamy, imprenditore di Cincinnati, non scaldano il cuore dei conservatori statunitensi.
Il risultato di novembre si rivelerà altresì cruciale per le sorti del Medio Oriente, per il conflitto alle porte dell’Europa e persino per la lotta al surriscaldamento globale.
Le elezioni nel resto del mondo
Al voto andrà anche la Russia. Il prossimo 17 marzo, quando sono in programma le presidenziali, potrebbe arrivare l’ennesimo plebiscito per Vladimir Putin. Sarebbe la quinta volta consecutiva per l’inquilino del Cremlino, che, oltre a rimanere al comando della Nazione per i prossimi 6 anni, punta a restarci fino al 2036.
Le grandi manovre per il voto riguardano altresì Stati strategici dal punto di vista geopolitico ed economie in via di sviluppo. Il primo Paese a recarsi alle urne sarà Taiwan. Il 13 gennaio, gli elettori della Repubblica semipresidenziale eleggeranno il loro leader ed il nuovo parlamento. Le conseguenze del voto avranno ricadute soprattutto sui rapporti con la vicina Cina. A febbraio sarà il turno di Indonesia e Bielorussia, mentre a marzo, oltre alla Russia, l’Iran rinnoverà il parlamento.
Maggio è il mese del verdetto per l’India. La nazione più popolosa del mondo, con ogni probabilità, darà seguito alla visione del suo primo ministro: Narendra Modi. L’India, come ha sottolineato lo stesso Modi nel giorno dei 77 anni dell’indipendenza dalla Corona britannica, si sta attestando come la voce del Sud globale. Il sogno del settantatreenne politico di Vadnagar è quello di avviare nei prossimi 5 anni un’opera di sviluppo senza precedenti, in modo da far diventare il suo Paese la terza potenza economica globale.
Il voto, le fake news e l’AI
Il tema delle elezioni inciderà anche sul flusso di informazioni veicolate in rete. Le fake news e la disinformazione, sostenuta anche dall’Intelligenza Artificiale, rischiano di giocare un peso importante nelle decisioni finali. L’EDMO, European Digital Media Observatory (Osservatorio europeo dei media digitali), è già al lavoro con la sua task force per contrastare e combattere quelle notizie fasulle e tendenziose che potrebbero giocare un ruolo decisivo per le sorti di un voto.
È appena iniziato, ma il 2024 si accinge ad occupare un posto speciale nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Molto dipenderà dalla causa tra il New York Times, il querelante, e OpenAI. Il quotidiano statunitense ha esposto denuncia contro la società di ChatGpt, poiché sostiene che le risposte fornite dall’intelligenza artificiale siano pressoché identiche ai contenuti presenti nei suoi articoli. La palla passa ora agli avvocati e ai tribunali. Il verdetto finale, qualora dovesse essere favorevole ad OpenAI, potrebbe stravolgere il diritto della proprietà intellettuale.
Buon anno a tutti.