Lo scorso 25 novembre in tutte le piazze del mondo si sono svolte manifestazioni per la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne. Manifestazioni che ogni anno di più assumono ulteriore i valore e vedono aumentare la partecipazione di persone, a prescindere dal genere di appartenenza o dall’età. Ciò è dovuto da un lato alla sensibilizzazione su cui si lavora per tutto l’anno; dall’altro rappresenta il risultato dei numeri allarmanti inerenti alle vittime, in Italia come all’estero.
Proprio in Italia, quest’anno, le manifestazioni sono state particolarmente partecipate per via della tragica vicenda di Giulia Cecchettin; episodio che ha sconvolto il Paese, suscitando forti emozioni. La storia di Giulia è la storia di altrettante donne che continuano a morire e a subire violenza (sotto diverse forme) da parte di uomini.
Le manifestazioni all’estero: la partecipazione della città di Valencia
In quanto volontarie all’estero del Servizio Civile di OPES Aps, precisamente a Valencia, abbiamo deciso di essere parte attiva e di partecipare alla manifestazione di sabato 25 novembre. Nel Pais Valenciano, durante tutta la settimana, si sono svolti incontri ed eventi sul tema della violenza di genere, preparando il campo ai diversi raduni previsti a Castellón, Alicante, Gandía e naturalmente a Valencia.
Ore 18:00 a Porta del Mar (nel quartiere centrale di Colón), appuntamento di ritrovo stabilito dalle diverse associazioni e organizzazioni per un fiume umano colorato di nero e viola. Al nostro arrivo abbiamo riscontrato determinate sigle nelle bandiere che sventolano in piazza: Intersindical Valenciana – Dones, Pcpe (Partido Comunista de los Pueblos Españoles, Podem, Cgt (Confederación General del Trabajo), Eu (Eusquerra Unida) e tantissime altre.
Il corteo è iniziato subito dopo, sfilando per la centralissima via Colón, poi nelle zone Xàtiva e Marqués de Sotelo per giungere infine a Piazza del Ayuntamiento. Un corteo a cui hanno partecipato persone di ogni età e sesso, che è divenuto sempre più grande fino all’arrivo nella piazza centrale.
Abbiamo, inoltre, incontrato anche tanti italiani, in particolare Silvia (nome di fantasia) che da anni vive e lavora a Valencia.
L’impegno di Silvia e delle sue amiche
Silvia e il suo gruppo di amiche hanno preparato dei cartelloni eloquenti con i motti che nei giorni precedenti hanno caratterizzato la comunicazione in Italia: “Si mañana no vuelvo destruyelo todo” e ancora “Per Giulia, per le altre 105 vittime di femminicidio in Italia nel 2023”. Quest’ultimo in italiano per dimostrare sostegno alla vicenda, con l’obiettivo di renderla nota anche in Spagna.
Una volta giunti a Piazza del Ayuntamiento, abbiamo trovato sempre più persone raccolte davanti al Comune al grido di “Non è una festa, è una protesta” (pronunciato rigorosamente in valenziano).
Si è dato spazio, quindi, alla condivisione di riflessioni sulle violenze che persistono nella penisola iberica, a cui è seguito uno dei momenti più toccanti della manifestazione: la lettura di tutti i nomi delle vittime del 2023. Ad ogni nome è risuonato un colpo di tamburo ed è stato deposto un fiore su un tappeto viola, con su scritti tutti i nomi.
Una voce che è risuonata forte, da Roma a Valencia, rimbalzando per il mondo intero
Verso le ore 20:00 la folla ha iniziato a sciogliersi, ma i pensieri condivisi, le testimonianze e gli incontri fatti, li portiamo addosso, negli occhi, continuando a riflettere su quanto la tragedia dei femminicidi sia forte e presente in tutto il mondo. A Valencia, come a Roma e come nel resto del mondo, la voce delle donne e degli uomini che si battono contro il patriarcato e il femminicidio è risuonata forte, per le vittime conosciute e le vittime silenziose, con l’auspicio di accendere ogni giorno i riflettori su vicende che continuano a sconvolgere e a straziare.
di Serena Compagnone
Volontaria del Servizio Civile di OPES – Estero (Valencia)
@Photocredits: Serena Compagnone, Gaia Magnani e Paola Martinelli