Sabato 25 novembre 2023. Ogni anno un appuntamento da ricordare per tutte le donne vittime di violenza e per ribadire, ancora una volta, forte, non una di meno.
La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è ricorrenza istituita nel 1999, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, affinché tutti i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG promuovano attività volte alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica su di un tema di assoluta attualità e centralità e cioè la violenza di genere.
1960: tre donne, tre sorelle, tre eroine
La scelta del 25 novembre è dovuta alla circostanza che, in quella data, nell’anno 1960, vennero uccise tre donne, tre sorelle, considerate tre eroine che si sono battute per la liberazione della Repubblica Dominicana: le loro vite, tuttavia, si sono spente, tra violenza e tortura, per mano degli agenti del dittatore Farael Trujillo.
Le conseguenze derivanti dalla pandemia Covid – 19, le crisi protratte e le guerre che, anche recentemente, hanno stravolto le comunità internazionali, hanno aggravato le condizioni delle donne, di ogni età, in moltissime aree del globo, specialmente in quelle aree di conflitto armato e di emergenza dove la condizione femminile è ancora più difficile a causa di discriminazioni, abusi, sfruttamento.
Violenza contro le donne: i numeri
I più recenti dati delle Nazioni Unite indicano che, nel 2021, una donna su dieci è stata vittima di violenza domestica. Una donna su tre ha subito abusi e violenza, che siano di natura psicologica o fisica, durante l’arco della propria vita. Secondo l’OMS, la violenza sulle donne rappresenta un problema con proporzioni globali ed il fatto che, molto spesso, il fenomeno avvenga all’interno delle mura di casa, all’interno della famiglia o sia causato dal partner, rende il fenomeno sommerso e sovente di difficile misurazione.
Il rapporto diffuso sul tema dalla Polizia di Stato, relativo all’anno 2019, per esempio, indica statistiche chiare: 88 donne vittime di violenza ogni giorno. Quindi, una donna ogni 15 minuti che subisce violenza.
Dati che sono veramente allarmanti, considerando che la lotta contro ogni forma di discriminazioni, abusi e violenze contro le donne è un impegno che lo Stato italiano porta avanti da tempo, anche in relazione all’azione di politica estera: sono molteplici le campagne internazionali alle quali l’Italia aderisce e che vedono la nostra nazione in prima linea per lo sforzo profuso.
Campagne e iniziative
Due esempi tra tutti, si ricordano per importanza, la campagna contro i matrimoni precoci e forzati e la campagna per l’eradicazione della mutilazione genitale femminile.
A dicembre 2020, sono state adottate le linee guida sull’uguaglianza di genere e sull’empowerment delle donne, ragazze e bambine (2020 – 2024), redatte dall’AICS, insieme alla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero Affari Esteri: tali linee mirano a rafforzare l’impegno nella cooperazione internazionale, per l’eliminazione delle discriminazioni legale al genere attraverso progetti di sviluppo.
Il nostro Stato ha altresì aderito alla Raccomandazione OCSE – Dac del 12 luglio 2019, per porre termine allo sfruttamento, agli abusi e alle molestie sessuali nell’aiuto e nello sviluppo e nell’assistenza umanitaria. L’Italia, in questo senso, ha sostenuto sempre politiche di tolleranza zero.
Chi scrive tiene a ricordare anche che l’eliminazione di ogni forma di violenza figurava come priorità del mandato italiano in Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni unite del 2019 – 2021, della Presidenza Italiana del G20 del 2021 e del semestre di presidenza italiana del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa nel periodo novembre 2021 – maggio 2021.
La tutela e la promozione di tali diritti costituiscono priorità anche nei programmi per la piena realizzazione dell’obiettivo di sviluppo sostenibile SDG 5 dell’agenda 2030, del Piano d’Azione dell’UE sui diritti Umani e Democrazia 2020-2024 e ella Strategia UE sulla parità di genere 2020 – 2025.
Sono tantissime le iniziative che, ad ogni ricorrenza, prestano il loro contributo per ribadire che uomini e donne hanno gli stessi diritti, le stesse opportunità, indipendentemente dall’orientamento sessuale, dalla religione e dalle loro convinzioni politiche.
Le “Scarpette Rosse”
Da alcuni anni, questa giornata si associa al colore rosso, usato da Elina Chauvet, artista messicana, nella sua installazione “Zapatos Rojas” – “Scarpette rosse” che è apparsa, per la prima volta, in Texas, nel 2009, davanti al consolato messicano della città di El Paso. Centinaia di scarpe di colore rosso, abbandonate, in una piazza, per ricordare le centinaia di donne uccise a Ciudad Juarez. L’artista, si ricorda, è particolarmente sensibile all’argomento poiché con la sua installazione ha inteso ricordare anche la propria sorella, deceduta per mano del compagno, a soli 22 anni di età.
Le intenzioni espresse dell’artista erano quelle di creare un metodo per denunciare l’orrore che il femminicidio compie quotidianamente e la forza di volontà di denunciare per poter rinascere. Un paio di scarpe per storia. Scarpette lasciate nelle piazze, per le strade, alcune sgualcite, altre rovinate. Per ricordare il male. Un paio di scarpe per ricordare che ogni donna, di qualsiasi età, deve essere rispettata. Per ricordare che le loro proprietarie, oggi, non ci sono più. Hanno perso quelle scarpette mentre scappavano oppure mentre subivano una violenza.
Anche nel mondo dello sport, tantissime sono le iniziative: progetti solidali, messaggi per dire no alla violenza, amichevoli, raccolte fondi. Iniziative tutte unite dal medesimo colore: il rosso, come a voler richiamare un “cartellino rosso” per un simbolico stop alla violenza.
Garantire una rete di sostegno
La sfida è mantenere i riflettori accesi sul problema di modo che le vittime abbiano il coraggio di denunciare ma anche di garantire una rete di sostegno adeguata, per ricostruire e ricostruirsi, dopo un abuso o una situazione di pericolo.
Il colore rosso ci ricorda l’amore ma anche la passione che, quando si trasforma in violenza, possessione e morbosità diventa una trappola di morte.
Personalmente, sono ben lieta di celebrare il 25 novembre, ogni anno. Ma lo sarò ancora di più quando ogni donna sarà amata e rispettata. Sempre. Non solo il 25 novembre.
Si continua a dover parlare del problema, non solo a novembre, non solo per un giorno.
Stop al femminicidio. Stop alla violenza.
Avv. Carlotta Toschi