Non un minuto di silenzio, ma di rumore. Nella Capitale ed anche in altre città d’Italia, gli studenti delle scuole secondarie e i laureandi hanno organizzato manifestazioni per ricordare Giulia Cecchettin, la ventiduenne brutalmente uccisa da un suo coetaneo. Lo hanno fatto secondo il loro modo di vedere il mondo. Hanno letto poesie, gridato, urlato a squarcia gola le loro emozioni, realizzato flash mob, organizzato comizi e momenti di riflessione. Hanno inviato messaggi e segnali affinché ciascun cittadino, indipendentemente dalla carica ricoperta e dal ruolo nella società, diventi un protagonista del cambiamento ed un fautore di una società nella quale le donne non vengano più considerate degli oggetti da possedere.
All’Università La Sapienza una manifestazione per ricordare Giulia Cecchettin
Rabbia, dolore e voglia di ribaltare il presente. Davanti agli istituti e alle Università, gli studenti hanno dato voce al loro malessere. In Piazzale Aldo Moro, la piazza antistante all’ingresso dell’Università La Sapienza di Roma, un corteo ha sfilato con in testa uno striscione: “se domani non torno, distruggi tutto”. È questa la frase scelta per una giornata in cui è stata ricordata la giovane di Vigonovo e tutte le altre donne che hanno perso la vita per mano di un uomo.
Ragazze e ragazzi, le une accanto agli altri, hanno urlato. Le voci femminile hanno sottolineato la loro paura di uscire di casa, di morire, di essere la prossima vittima. Hanno esternato senza troppi giri di parole la loro frustrazione verso un sistema patriarcale che oggettifica la figura ed il ruolo delle donne.
Dall’altra parte, invece, i ragazzi, coetanei del killer di Giulia Cecchettin, non hanno nascosto le loro colpe.
Tutti insieme, come scrivono in una nota i gruppi studenteschi de “La Sapienza”, sono scesi in piazza “per rispondere all’appello di Elena Cecchettin (la sorella della vittima, n.d.r.), per fare rumore, per gridare contro tutti quei giornali che ancora una volta hanno colpevolizzato la vittima e sono stupiti dal comportamento dell’ennesimo “bravo ragazzo”, per dar voce alla rabbia e a tutte le persone transgender che subiscono violenze e non hanno protezione, per non restare in silenzio, per ricordare Giulia e tutte le vittime di violenza, e per essere da monito a tutte e tutti”.
Le volontà degli studenti
I giovani italiani chiedono. Anzi, pretendono risposte celeri dalla classe politica italiana. Non possono accettare di aspettare di conoscere il nome della prossima vittima, vogliono centri antiviolenza che funzionino in ogni angolo della penisola, presidi per aiutare tutte le donne che hanno bisogno di protezione e chiedono a gran voce “più educazione al rispetto e all’affettività a partire dalle scuole”.
Dagli Istituti scolastici e dalle Università si passerà alla piazza. Sabato 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale conto la violenza sulle donne, le manifestazioni capitoline proseguiranno al Circo Massimo. Sarà una giornata per ricordare le vittime di violenza e per impegnarsi, con ancora più forza, in una rivoluzione culturale. Loro, gli studenti, ci saranno.