A partire dal prossimo gennaio 2024, alcuni studenti della Capitale tra l’insegnamento della matematica e della letteratura italiana si troveranno a seguire anche una nuova materia scolastica: “alfabetizzazione emotiva”. L’iniziativa pilota rientra nel piano del Ministro dell’Istruzione e del Merito “Educare alle relazioni” che intende, per l’appunto, educare le nuove generazioni contro ogni forma di violenza. Un tema particolarmente caldo se si considerano i numeri in costante aumento di episodi di bullismo, cyberbullismo e violenze psicologiche e carnali. Il progetto è stato realizzato per entrare nelle scuole secondarie di secondo grado.
Che cos’è l’alfabetizzazione emotiva
Il Ministro Valditara ha espresso, sin dall’inizio del proprio mandato, la volontà di agire concretamente su tutti quei fenomeni sociali che travolgono i giovani e li pongono in una condizione di dolore e disagio. Rientra tra le azioni previste la volontà di trasferire competenze in termini di espressione della propria emotività. L’alfabetizzazione emotiva è, pertanto, un insegnamento che desidera formare ed educare affinché le ragazze e i ragazzi siano in grado di riconoscere, raccontare ed affrontare l’emotività e gli stadi che la compongono.
Tra le altre iniziative realizzate per educare i giovani e coinvolgerli, al fine di rendere chiaro quanto profondamente sbagliato sia esercitare violenza sui coetanei, c’è anche “Bro e Sis”, attivata recentemente in un liceo di Foggia, dove studenti delle classi superiori si faranno tutor dei nuovi arrivati. (leggi qui per approfondire).
Una nuova materia scolastica
A raccontare come l’alfabetizzazione emotiva entrerà nelle scuole è stato lo psicologo e psicoterapeuta Aldo Grauso, coordinatore del tavolo di lavoro istituto per costruire un nuovo approccio alla materia.
“Da settembre – ha spiegato Grauso in una presentazione pubblicata su “La Gazzetta dello Sport” – abbiamo istituto in Campidoglio, in sinergia tra altre istituzioni, un Tavolo tecnico permanente interministeriale (Salute e Istruzione) per promuovere un protocollo rivoluzionario sull’adozione di lezioni curricolari di alfabetizzazione emotiva per le scuole primarie e secondarie del Comune di Roma”.
Un impegno che prevede anche la collaborazione di realtà quali: MOIGE, Ufficio Regionale Scolastico del Lazio, Polizia Postale, Divisione di calcio sperimentale e paralimpico della FIGC, il Dipartimento Sociale della Lega Nazionale Dilettanti e TikTok Italia.
La disregolazione emotiva
Un aspetto importante sottolineato dal prof. Grauso riguarda la disregolazione emotiva. Qualcosa che si configura nelle conseguenze dell’incapacità, da parte dei giovani, di gestire i propri stati d’animo. “A 18 anni è tardi – spiega Grauso – occorre agire prima”.
Allora, si procederà con l’inserimento dell’alfabetizzazione scolastica come materia di studio. Le prime scuole che hanno deciso di aderire e che testeranno tale insegnamento si trovano nella Capitale, ma l’iniziativa è destinata a toccare anche altre Regioni.
Come aiutare e sostenere le ragazze e i ragazzi
Grauso, nella lunga presentazione, espone anche delle possibilità di supporto ai giovani in difficoltà. “Oltre alla psicoterapia, neuropsicologica e sistemica relazionale – spiega – ci sono svariate strategie di auto-aiuto che possiamo utilizzare per migliorare la capacità di gestire le emozioni: esercizio fisico quotidiano; tecniche di rilassamento nelle situazioni di forte stress emotivo; utilizzo di tecniche di grounding nelle situazioni di forte stress emotivo; meditazione; il ricorso alla scrittura per esprimere le proprie emozioni. Nei casi di forte compromissione sociale è consigliabile anche l’uso integrato e non sostitutivo di farmaci stabilizzanti dell’umore”.
Oltre al contesto scolastico, anche quello sportivo è fortemente caratterizzato dalla presenza di fenomeni invalidanti per la crescita dei giovanissimi. Non è un caso che la FIGC attiverà il medesimo protocollo sui campi sportivi. Le ragazze e i ragazzi che praticano attività sportiva hanno necessità di trovarsi in un ambiente sano e protetto che non solo consenta loro di confrontarsi in maniera sicura e produttiva, ma anche di non incorrere in atti di bullismo e violenza.