Mancano 200 posti letto in terapia intensiva pediatrica in Italia. Questo è quanto denunciato da un gruppo di esperti, composto da Carmelo Minardi, Giorgio Conti, Andrea Moscatelli, Simonetta Tesoro e Leonardo Bussolin, che ha scelto di lanciare l’allarme pubblicando una lettera sulla rivista Lancet. L’obiettivo della missiva è quello di accendere i riflettori su una situazione critica che riguarda soprattutto le strutture del Sud della Penisola.
Terapie intensive pediatriche: solo un posto letto per 35.586 potenziali pazienti
La terapia intensiva è il reparto salvavita. È il reparto che offre concretamente una possibilità di sopravvivenza. E in Italia in merito alla rianimazione pediatrica mancano all’appello 200 posti letto. Allo stato attuale si contano 273 per 9.788.622 potenziali pazienti di età compresa da 1 a 18 anni. In breve, si parla di un posto letto per 35.586 utenti che potrebbero averne bisogno. Numeri lontani, tra l’altro, dalle raccomandazioni dell’Europa che indica un posto letto per ogni 20/30 mila giovani.
Gli esperti che hanno firmato l’articolo su Lancet però si dicono preoccupati soprattutto perché i posti in PICU oltre ad essere scarsi sono davvero mal distribuiti. Basti pensare che 16 Regioni hanno meno del 25% dei posti ritenuti necessari e che 6 non hanno la terapia intensiva pediatrica.
I numeri della terapia intensiva pediatrica in Italia
Leonardo Bussolin, Presidente della Società di anestesia e rianimazione neonatale e pediatrica italiana, nonché uno dei firmatari della missiva diffusa su Lancet, ha spiegato all’AdKronos: “La situazione è veramente critica, al Sud è drammatica. Ci sono delle zone dell’Italia in cui i bambini non hanno le stesse probabilità di essere curati nella stessa maniera rispetto ad altre zone […] E questo, da un punto di vista etico, è riprovevole. Inaccettabile. Come società scientifica, abbiamo il dovere di sensibilizzare. Il nostro obiettivo con questo lavoro non è tanto denunciare, quanto sensibilizzare la politica. Ci vogliono risposte e programmazione“.
Osservando la distribuzione geografica (clicca qui per consultare la mappa), al Nord Italia sono presenti 128 posti letto (quando il numero dovrebbe essere di 222), 90 al Centro e 55 al Sud, dove dovrebbero trovarsene almeno 168.
Le Regioni che destano maggiori preoccupazioni sono: Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Umbria, Molise, Basilicata e Sardegna, dove non esistono posti letto in terapia intensiva pediatrica e dunque dove si affievoliscono notevolmente le possibilità di salvare una giovane vita.
Il trasporto di un paziente gravissimo dall’isola risulta essere complicato e rischioso. Sul tema l’esperto chiarisce ancora: “Di solito i bambini che necessitano di trattamenti intensivi salva-vita vengono trasferiti in elicottero all’ospedale Gaslini di Genova, qualche volta al policlinico Gemelli di Roma. Ma è evidente che non è una procedura così banale, dipende anche dalle condizioni meteorologiche e richiede un grande impegno, perché trasferire un paziente critico in elicottero vuol dire che a bordo ci devono essere delle professionalità superlative per garantirne la massima sicurezza“.
Il sovraffolamento
Un altro tema su cui gli esperti hanno posto l’accento riguarda il sovraffolamento. “Secondo la letteratura scientifica – si legge nell’articolo – un sistema di terapia intensiva efficiente non dovrebbe essere facilmente sovraffollato e dovrebbe avere un tasso di occupazione target dell’85% per un funzionamento ottimale”. Inoltre, il reparto dovrebbe essere in grado di gestire un “afflusso eccezionalmente elevato di pazienti” esattamente come è accaduto nel 2020, durante le prime e drammatiche fasi della pandemia da Covid-19.
“In conclusione – chiosano gli esperti – l’Italia ha attualmente una carenza di posti letto in terapia intensiva pari al 44,4%. Questa carenza sottolinea la necessità di un miglioramento urgente”.
In merito agli interventi che dovrebbero essere intrapresi non hanno dubbi: “un aumento del numero di letti, miglioramento della distribuzione geografica dei letti in PICU in tutto il paese e rafforzamento dei sistemi di recupero specializzati in terapia intensiva pediatrica e delle reti di riferimento”.