Il 6° Rapporto del GIMBE sul Servizio Sanitario Nazionale vuole orientare le decisioni politiche

A Torino, in occasione del Festival delle Regioni delle Province autonome, il Capo dello Stato ed il Premier avevano inserito al centro del loro intervento il Sistema Sanitario Nazionale. Se Sergio Mattarella aveva parlato di patrimonio prezioso da difendere e adeguare, Giorgia Meloni aveva evidenziato la necessità di costruire un sistema efficace ed efficiente, puntando però su un approccio che non fosse focalizzato soltanto sull’aumento o meno delle risorse. A distanza di una settimana dagli interventi di due tra le più alte cariche della Repubblica, arriva il 6° rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale da parte del GIMBE.

GIMBE: “I principi fondanti del Servizio Sanitario Nazionale sono stati traditi”

I toni utilizzati dalla Fondazione del Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze sono duri, perché, come ricorda la Fondazione, il sistema sanitario nazionale si sta indebolendo e, a causa di “21 sistemi sanitari regionali regolati dal libero mercato” e dell’autonomia differenziata, sta facendo aumentare il divario tra nord e sud. Senza un’operazione di rilancio adeguata, a soffrirne maggiormente sarebbero i cittadini, soprattutto quelli più fragili.

I principi fondanti del Servizio Sanitario Nazionale, universalità, uguaglianza, equità – ha dichiarato il Presidente del GIMBE, Nino Caratabellottasono stati traditi. Oggi sono ben altre le parole chiave che definiscono un Sistema Sanitario Nazionale ormai al capolinea e condizionano la vita quotidiana delle persone, in particolare delle fasce socio-economiche meno abbienti: interminabili tempi di attesa, affollamento dei pronto soccorso, impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa, inaccettabili diseguaglianze regionali e locali sino alla migrazione sanitaria, aumento della spesa privata sino all’impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure”.

La Fondazione chiede ai politici di prendere scelte precise. Quali?

Nelle parole del Presidente Cartabellotta, però, non c’è ostilità nei confronti della politica e delle forze di Governo che si sono succedute, bensì la volontà di invocare un patto sociale e politico che rilanci “quel modello di sanità pubblica, equa e universalistica, pilastro della nostra democrazia, conquista sociale irrinunciabile e grande leva per lo sviluppo economico del Paese”.

Per garantire il diritto costituzionale alla tutela della salute, il GIMBE chiede di prendere delle scelte precise: “O si avvia una stagione di coraggiose riforme e investimenti in grado di restituire al Servizio Sanitario Nazionale la sua missione originale, oppure si ammetta apertamente che il nostro Paese non può più permettersi quel modello di salute pubblica.

In questo (non auspicabile) caso, la politica non può sottrarsi dal gravoso compito di governare un rigoroso processo di privatizzazione, che ormai da anni si sta insinuando in maniera strisciante approfittando dell’indebolimento della sanità pubblica. La Fondazione GIMBE, con il Piano di Rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, conferma che la bussola deve rimanere sempre e comunque l’articolo 32 della Costituzione: perché se la Costituzione tutela il diritto alla salute di tutti, la sanità deve essere per tutti”.

il rapporto del GIMBE sul servizio Sanitario nazionale vuole orientare le scelte politiche
Il Rapporto contiene il Piano di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, «finalizzato – spiega Cartabellotta – all’attuazione di riforme e innovazioni di rottura per il rilancio definitivo di un pilastro fondante della nostra democrazia».

Il 6° rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale evidenzia le criticità da risolvere

Durante la presentazione del sesto Rapporto, avvenuta lo scorso 10 ottobre nella Sala Capitolare del Senato della Repubblica, il GIMBE ha presentato numeri, dati, criticità e avanzato proposte. Dal finanziamento pubblico, con i vari Governi che hanno effettuato tagli ma non investimenti, alla spesa sanitaria, che nel 2022 si è attestata al 6,8% del PIL, ovvero 0,3 punti percentuali in meno rispetto alla media OCSE, passando per i Livelli Essenziali di Assistenza, il regionalismo differenziato, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e il rapporto tra infermieri e medici, che colloca l’Italia agli ultimi posti in Europa (con un rapporto di 1,5 contro il 2,7 della media europea, lo Stivale è davanti soltanto a Spagna e Lettonia), la Fondazione ha scattato una fotografia dai toni cupi.

Obiettivo del rapporto? Orientare le decisioni politiche

Il 6° Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale si prefigge di orientare le decisioni politiche e, al tempo stesso, riformare e rilanciare i servizi essenziali che garantiscono la salute di tutti i cittadini. Al suo interno è presente pure un Piano di Rilancio del Servizio Sanitario Nazionale che si basa su 14 pilastri.

Se i primi due riguardano un approccio sistemico del tipo Health in all (la salute in tutte le decisioni politiche, tanto sanitarie quanto ambientali, industriali, sociali, economiche e fiscali) ed uno di tipo One Health (la salute dell’uomo, degli animali, delle piante e dell’ambiente sono interdipendenti), gli altri considerano i rapporti Stato-Regioni, il finanziamento pubblico, i livelli essenziali di assistenza, la programmazione, l’organizzazione e l’integrazione dei servizi sanitari, il personale, gli sprechi, la rimodulazione del ticket, la sanità integrativa, il rapporto pubblico-privato, la transizione digitale, l’informazione ai cittadini e la ricerca sanitaria.

 

Per consultare il 6° Rapporto GIMBE sul Servizio Sanitario Nazionale, clicca qui.

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