Ci sono storie che vanno raccontate, quasi come fossero fiabe, storie che portano con sé il gusto dell’avventura, il brivido del rischio, il fascino del coraggio e una morale che, come ogni bella favola, deve far riflettere.
E allora proviamo a raccontarla questa fiaba.
C’era una volta una barca a vela, il cui nome è tutto un programma: Tornavento.
Oltre il circumnavigare lo Stivale, le sfide di Tornavento
Tornavento è una barca speciale, e sì a vela, ma è anche totalmente elettrica, una barca green e, come si dice oggi, completamente sostenibile, ma soprattutto ha un pozzetto particolare, dal quale si può governare tutta la nave, anche le vele, un pozzetto adattato, con alcuni piccoli ma evidenti accorgimenti che consentono anche ad un uomo costretto su una carrozzina di poter governare in piena autonomia l’imbarcazione.
Ma a guardare bene Tornavento, gli uomini in carrozzina sono due, Marco Rossato e Igor Macera, e stanno circumnavigando l’Italia. Sono partiti il 2 giugno dal Salone Nautico di Venezia, per giungere il 23 settembre, vento permettendo, al Salone nautico di Genova.
Un giro d’Italia in barca a vela sfidando il mare e il vento, ma non è per questo che Marco e Igor sono su Tornavento.
Sì, certo, entrambi amano il mare, magari in modo diverso, entrambi amano la sfida, quella insana voglia di alzare sempre di più l’asticella delle difficoltà, per spiegare a tutti noi che “l’impossibile è soltanto ciò che ancora non è stato fatto“, come ama dire Marco sorridendo sornione sotto il suo immancabile cappellino; ma non è per questo che sono a bordo di Tornavento.
La vela inclusiva di Marco e Igor
Marco e Igor hanno qualcosa da dire, in realtà più di qualcosa, e hanno voglia di dirlo a più gente possibile.
Marco e Igor… una coppia così diversa da essere quasi in simbiosi. Il primo è vicentino, l’altro livornese, Marco ama il mare tanto da aver già fatto il giro d’Italia a vela in solitaria, Igor è un regatista, ama la vela che è competizione, da una boa all’altra alla ricerca del vento migliore, quel vento che però lui è abituato a cavalcare.
Vogliono parlare di mare e di amore verso il mare, vogliono parlare di svolta green per tutelare l’ambiente, vogliono parlare anche di questo meraviglioso “Stivale” che stanno scoprendo, Igor, e riscoprendo, Marco, in angoli e scorci così belli quanto sconosciuti ai più.
D’altronde Igor è più abituato a vedere il mondo dall’alto, perché lui, in realtà, è uno dei dieci piloti acrobatici disabili al mondo, pilota alianti e lo fa a tremila metri d’altezza, non teme le altezze, ma ha soggezione delle profondità.
Ma vogliono parlare anche di disabilità, di barriere architettoniche e, soprattutto, di barriere culturali che, poi, solo le più difficili da abbattere.
E Marco, da sotto quel cappellino che oramai è parte integrante della sua persona, ha voglia anche di dire qualcosa anche al suo mondo, quello della nautica, perché lui sogna un “mare più inclusivo”.
“Abbiamo meno barriere in mare che in terra ferma, ma abbiamo più regole in mare che sulla terra ferma, questa è la cosa paradossale… finché siamo in mare usiamo le mani per navigare, quando siamo a terra le problematiche diventano più importanti”.
Marco ha tanta voglia di dire qualcosa…
Il grande sogno
Il grande sogno di Marco è la traversata in solitaria dell’Oceano Atlantico.
“La voglio fare e la voglio fare con una imbarcazione che batta bandiera italiana. Ma per avere i permessi bisogna cambiare le regole che oggi, in Italia, non consentono ad un diversamente abile di poter navigare da solo. Tra i diversi obiettivi di questa sfida c’è anche questo. Vorremmo che il Governo aprisse il confronto sulle modifiche da apportare alla legge per far sì che il mare sia più inclusivo“.
Ma questa è una favola, non vuole diventare cronaca.
E come in tutte le fiabe, i cavalieri e gli eroi sono sì importanti, ma la protagonista è sempre lei la principessa, anche quando, come in questo caso, ha questo nome strano: Tornavento, che porta con sé due sognatori, ma che interpreta le ambizioni di una Italia che vuole sentirsi migliore.
Buon vento cari “Timonieri Sbandati“.