Salario minimo e “contrattazione collettiva di qualità”: facciamo il punto

Sono ore intense per il dibattito politico che riguarda il salario minimo. Se da una parte l’opposizione, meno Italia Viva, punta ai 9 euro lordi l’ora, dall’altra il Governo riferisce che sia più importante impegnare le forze e le risorse su una contrattazione collettiva di qualità. La frattura sul tema interessa anche le parti sociali: CGIL e UIL sostengono l’introduzione di un salario minimo, la CISL, invece, è più scettica a riguardo, o meglio, come si vedrà più avanti Luigi Sbarra, Segretario generale della CISL, sostiene che bisognerebbe fare “i contratti come ci indica l’Unione Europea”.

Salario minimo: la proposta delle forze all’opposizione

Pd, Movimento 5 stelle, Azione, Avs e +Europa hanno trovato un accordo sul salario minimo: 9 euro lordi l’ora.  

Una proposta forte e innovativa con le radici dentro all’articolo 36 della costituzione, quindi è una proposta che peraltro non vale soltanto per i lavoratori dipendenti ma anche per i parasubordinati e per gli autonomi. Quindi è una proposta a tutto tondo”, ha riferito a riguardo la Segretaria del Pd, Elly Schlein, dopo la conferenza “Inflazione e salari: quali politiche?” tenutasi presso l’Università di Roma Tre.

Il documento non fissa solo una soglia minima, ma punta anche a “rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale, così come di intervenire su alcuni altri versanti come quello dell’affitto”, ha dichiarato ancora Schlein. In effetti, i punti in cui è articolata la proposta, che verrà depositata alla Camera, sono sette: 

1) al lavoratore di ogni settore economico sia riconosciuto un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, salvo restando i trattamenti di miglior favore;

2) A ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione, venga comunque introdotta una soglia minima inderogabile di 9 euro all’ora, per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali è più debole il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali;

3) La giusta retribuzione così definita non riguardi solo i lavoratori subordinati, ma anche i rapporti di lavoro che presentino analoghe necessità di tutela nell’ambito della parasubordinazione e del lavoro autonomo;

“Sia istituita una Commissione composta da rappresentati istituzionali e delle parti sociali”

4) Conformemente anche a quanto previsto nella direttiva sul salario minimo, sia istituita una Commissione composta da rappresentanti istituzionali e delle parti sociali comparativamente più rappresentative che avrà come compito principale quello di aggiornare periodicamente il trattamento economico minimo orario;

5) Sia disciplinata e quindi garantita l’effettività del diritto dei lavoratori a percepire un trattamento economico dignitoso;

6) Sia riconosciuta per legge l’ultrattività dei contratti di lavoro scaduti o disdettati;

7) Sia riconosciuto un periodo di tempo per adeguare i contratti alla nuova disciplina, e un beneficio economico a sostegno dei datori di lavoro per i quali questo adeguamento risulti più oneroso”.

Italia Viva: “proporremo degli emendamenti al testo”

Manca tra i firmatari Italia Viva e a rendere conto della defezione è stato il partito stesso, guidato da Matteo Renzi, tramite una nota diffusa alcuni giorni fa: “Sul salario minimo, Italia Viva aveva presentato alle elezioni un testo diverso da quello che è stato proposto dal Campo Largo e dunque, in coerenza con il mandato elettorale, Italia Viva proporrà degli emendamenti al testo, votando a favore dei punti su cui è d’accordo. Italia Viva si comporterà allo stesso modo sui prossimi disegni di legge su giustizia, su infrastrutture, su sanità. Votiamo le leggi che ci convincono ma restiamo all’opposizione di Meloni e distanti dalle posizioni sul lavoro di Fratoianni, Conte e Schlein”.

Il commento del Ministro del Lavoro Marina Calderone

Nonostante il fermento generato dalla proposta dell’opposizione resta salda la posizione del Governo. Il Ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha così commentato la questione: “Non sono convinta che al salario minimo si possa arrivare per legge. Meglio investire sulla contrattazione collettiva di qualità”. “Si può sostenere – ha chiarito ancora – la contrattazione di qualità anche con percorsi di rinnovo contrattuale attraverso detassazione e con agevolazioni fiscali e contributive. Voglio lavorare molto sulla contrattazione nazionale di secondo livello per cercare di dare un aiuto concreto al rinnovo dei contratti”.

Il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone, insieme al Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi

Condivide la visione anche il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti: “Bene come ha riferito Calderone, un legge non serve”. 

La posizione di Sindacati

CGIL e UIL sono sulla stessa lunghezza d’onda. Per entrambe le realtà sindacali il salario minimo risulta essere uno strumento indispensabile. Maurizio Landini, Segretario Generale CGIL, ha dichiarato: “Finalmente si comincia a ragionare di uno strumento che sancisce anche una regola banale e cioè che sotto i 9 euro non ci si può andare. Ma il salario minimo da solo non è sufficiente: l’obiettivo deve essere quello di introdurre anche una legge sulla rappresentanza che dia valore generale ai contratti nazionali, e che misuri i sindacati e le imprese, non come adesso”.

PierPaolo Bombardieri, numero uno della UIL, ha aggiunto: “Se il salario minimo è agganciato ai contratti nazionali, com’è nella proposta presentata da Pd, M5s, Avs e Azione, noi siamo d’accordo. Il salario minimo in questo Paese serve perché ci sono 3 milioni di lavoratori che sono sotto quella soglia”.

La CISL, guidata da Luigi Sbarra, invece, osserva la questione da un punto di vista differente. Sbarra, al TG1, ha riferito: “Indicare una soglia di compenso minimo per legge ci espone a diversi rischi: la fuga di molte aziende dall’applicazione dei contratti, uno schiacciamento verso il basso della dinamica retributiva dei salari medi e soprattutto un espandersi del lavoro nero e del sommerso. La retribuzione non è fatta solo di compenso minimo occorre aggiungere tredicesime, ferie, tfr, maggiorazioni, lavoro notturno, previdenza complementare, sanità integrativa, formazione continua. Voci che solo il contratto è nelle condizioni di assicurare alle persone. Noi pensiamo che questo tema si possa affrontare con i contratti”.

Confindustria: “Da parte nostra non ci sono veti

Fa il punto della situazione anche Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria, che, durante l’assemblea di Assolombarda, ha spiegato: “Se vogliamo parlare di salario minimo con una soglia minima di 9 euro lordi non è un problema di Confindustria, che va sopra questa soglia”. Poi ha riportato un esempio: “per i metalmeccanici di terzo livello il prezzo è di 11 euro. Da parte nostra non ci sono veti, anzi è una grande sfida […] L’industria non è vero che paga poco ma paga il giusto. Non c’è un veto anzi è una grande sfida ed entriamo nel pieno dei temi“.

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