“Donne, lavoro e sport in Italia”: il rapporto Censis presentato al Salone d’Onore del CONI

Donne, lavoro e sport in Italia. Per la crescita dei territori e del Paese” è il titolo del rapporto del Censis presentato oggi, 7 giugno, al Salone d’Onore del CONI. Contestualmente, nel corso dell’iniziativa, è stato anche presentato l’accordo di collaborazione tra Fondazione Lottomatica (rappresentata all’evento da Guglielmo Angelozzi, Amministratore Delegato di Lottomatica, e dal Presidente di Fondazione Lottomatica, Riccardo Capecchi) e Fijlkam (con a capo la voce autorevole del Presidente Domenico Falcone) – Federazione aderente al CONI che è espressione del mondo delle arti marziali italiano – che ha l’obiettivo di favorire la diffusione della pratica sportiva al femminile in alcune delle aree più svantaggiate del Paese.

A fare gli onori di casa è stata Silvia Salis, Vice Presidente Vicario del CONI. Hanno inoltre preso parte all’evento: la Presidente nazionale del Gruppo Donne Imprenditrici di Fipe Confcommercio, Valentina Picca Bianchi, la Direttrice del Dipartimento Istat per lo Sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell’informazione statistica, Linda Laura Sabbadini, Sara Cardin, ex Atleta nazionale italiana Karate, e Assunta Scutto, Atleta nazionale italiana Judo.

Il rapporto Censis “Donne, lavoro e sport in Italia. Per la crescita dei territori e del Paese”

Una mattinata densa di argomenti e spunti di riflessione. Il filo rosso che ha condotto il dialogo tra le personalità presenti è la condizione che attualmente le donne vivono in relazione a sport, lavoro ed emancipazione. I dati resi noti dal Censis, infatti, hanno disegnato un quadro ben preciso: le donne che praticano sport “lavorano di più e meglio, stanno meglio con sé stesse e con gli altri e adottano stili di vita più moderni e sostenibili. Sono green, sono dentro la vita digitale, leggono e partecipano agli eventi culturali”. 

C’è però l’altra faccia della medaglia quella che invece indaga i trend in negativo. Anna Italia, ricercatrice Censis e relatrice del rapporto al Salone d’Onore, ha riferito alla platea che nel Bel Paese sono solo 8 milioni e mezzo le sportive, ovvero il 43% del totale di chi pratica attività, pur vivendo in una Nazione che conta più donne che uomini. 

Oltre alla questione di genere è stata evidenziata un’ulteriore criticità di matrice geografica. L’indagine ha rilevato, infatti, che sul piano nazionale e regionale la forbice si apre e i dati raccolti dovrebbero accendere un campanello d’allarme. In proposito sono stati riportati due esempi pratici: in Trentino Alto Adige si registra un 50,4% di donne praticanti attività sportive, mentre in Calabria il dato cala in maniera esponenziale e arriva al 13,4%. Il gap tra Nord e Sud, dunque, resiste e persiste anche quando il tema centrale non riguarda la sfera occupazionale, ma lo sport che va inteso, anche e soprattutto, come elemento che arricchisce gli individui e la società innalzando il benessere e la qualità della vita dei territori e di chi li abita. 

Anna Italia

“Le donne al Sud sono quelle che soffrono una doppia discriminazione”

A noi di risorse.news la dott.ssa Anna Italia ha spiegato: “Le donne del Sud sono quelle che soffrono una doppia discriminazione: data da un lato di essere donne e quindi di dover affrontare un gender gap in tutti gli aspetti della vita e dall’altra di vivere al Sud”. 

Nel nostro testo – ha proseguito ancora Italia – dimostriamo che c’è una stretta correlazione tra fare pratica sportiva e lavorare, essere istruite, essere dentro la modernità. Lo sport è un veicolo che sta dentro quel circolo virtuoso che porta le donne e i territori nella modernità. Una donna che fa sport è più inserita e più inclusa all’interno della società e porta un contributo maggiore al territorio in cui vive. Non fare sport, in sostanza, significa rimanere indietro a livello individuale, territoriale e, se si parla di donne, significa rimanere indietro rispetto agli uomini”. 

Sport e Sud Italia: il racconto dell’atleta Assunta Scutto

A proposito della relazione tra sport e Sud Italia, durante il convegno è intervenuta anche Assunta Scutto, atleta nazionale di Judo, che ha raccontato il proprio percorso contestualizzandolo alle sue origini, al quartiere in cui è cresciuta e ha potuto coltivare i propri sogni: Scampia.

Scutto, infatti, ha valorizzato il punto di vista offerto dai dati Censis riferendo che lo sport ha rappresentato per lei un’opportunità per crescere in un ambiente complesso; ha spiegato come la palestra in cui si è allenata le abbia consentito di arrivare a portare a casa medaglie e soddisfazioni proprio perché: “c’è sempre stata parità, il Maestro Maddaloni non ha mai fatto distinzione tra ragazze e ragazzi”, sottolineando istintivamente l’importanza e la valenza del ruolo che ricoprono gli educatori e gli allenatori soprattutto in fase di crescita e nei territori più svantaggiati.

Anche sul futuro Scutto non ha dubbi: “Voglio le olimpiadi – ha chiarito – e poi non so se sarò allenatrice, ma mi piacerebbe operare a Scampia per trasferire ai più giovani quello che è stato insegnato a me”. 

Scutto

Il commento sul rapporto Censis di Silvia Salis, Vice Presidente Vicario del CONI

Come anticipato in apertura, l’incontro ha visto la partecipazione appassionata della padrona di casa, Silvia Salis. Il Vice Presidente Vicario del CONI, d’altra parte, è sempre in prima linea quando si affrontano tematiche fondamentali come la parità di genere, il ruolo della donna nella società, il lavoro e lo sport come specchio di una crescita sociale e occupazionale. 

Silvia Salis

A margine dell’evento, abbiamo chiesto alla dott.ssa Salis come accoglie, considerando il ruolo apicale che ricopre, i dati presentati dal Censis. 

Parto da un dato importante e allo stesso tempo sconfortante: in Europa l’Italia è l’ultima per occupazione femminile e questo investe tutti i settori della società. Oggi abbiamo voluto sottolineare quanto lo sport sia legato all’emancipazione femminile e all’indipendenza. I dati, inoltre, dimostrano come le donne che praticano sport in età adolescenziale, durante la crescita, sono poi donne inserite nel mondo del lavoro e nella società. Questo è certamente un motivo in più per promuovere lo sport a tutti i livelli”. 

Inoltre, le abbiamo anche chiesto in che modo deve cambiare e crescere la cultura del Paese in merito allo sport declinato al femminile: “L’auspicio è che sempre più donne seguano lo sport perché anche questo cambia la percezione dello sport femminile sui media e sulla carta stampata. Più donne seguono lo sport e più lo sport femminile acquisisce nella nostra cultura un peso importante. Si pensa ancora che alcuni sport siano per le donne e altri meno, quindi dobbiamo combattere questi stereotipi e ricordare che lo sport, per sua genetica, mette tutti sullo stesso piano”. 

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