Rugby in ospedale: non per caso ma per un caso

I bambini costretti a lunghe degenze nel reparto pediatrico di oncologia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma ancora non lo sanno, ma venerdì prossimo, il 26 maggio, riceveranno una bella sorpresa: una delegazione di giocatori di Rugby di rilievo, capitanati dal Presidente dell’Associazione Portatori di Sorrisi, Valeria Morgia, e dal Presidente del Comitato Regionale Lazio della Federazione Italiana Rugby, Maurizio Amedei, farà loro visita per portare un sorriso!

“Questa è la vittoria più bella dello Sport!” non esita ad esclamare con emozione il Presidente Amedei. “Sappiamo quanto sia importante aiutare chi vive situazioni di dolore anche con un piccolo gesto, un sorriso e una palla ovale. L’appuntamento di venerdì sarà sicuramente un’esperienza molto toccante: romperemo inaspettatamente la routine nel reparto pediatrico ospedaliero, perché anche il benessere morale è fondamentale per favorire un percorso di guarigione. Valeria (Morgia, n.d.r.) – prosegue – è un ciclone di energia e positività, non so dove trovi la forza e il tempo di organizzare tutto. Come Comitato abbiamo accettato subito l’invito per essere come sempre al fianco delle iniziative della sua Associazione; iniziative che – come in tutto il mondo del rugby – si basano sul volontariato, ma hanno ancora maggior valore se grazie a questo spirito di solidarietà si riesce anche a cambiare l’espressione del volto di piccoli pazienti”.

Rugby, volontariato e solidarietà

L’Associazione Portatori di Sorrisi, conosciuta anche come Rugby in Ospedale, di iniziative come questa – la prima nel 2017, nata per essere un’occasione unica – ha fatto un’agenda fitta di appuntamenti dedicati al sostegno e alla solidarietà.

“Il nostro percorso – ci racconta Valeria Morgia – è iniziato anni fa con l’intento di raccogliere fondi per l’ABEO Verona (Associazione Bambino Emopatico Oncologico) Onlus, in modo particolare per lo sviluppo del progetto di Villa Fantelli, una nuova CASA ABEO dove ospitare le famiglie dei piccoli pazienti che sono seguiti dal Reparto di Oncoematologia Pediatrica.

Immaginando di fare qualcosa di diverso per donare ai piccoli pazienti anche un po’ di serenità, un momento di gioia nel periodo natalizio, abbiamo pensato di portare nelle corsie i giocatori delle Società della provincia di Verona. Poi è successo l’inimmaginabile, stentavamo a crederci: uno ad uno hanno aderito tutti i club della provincia, compresi quelli paralimpici del Wheelchair Rugby I Mastini Cangrandi Verona e Wheelchair Rugby Italia. Il sostegno dell’iniziativa non è mancato neppure da parte della Federazione e, in poco tempo, ai giocatori del territorio si sono uniti anche quelli della Nazionale Italiana Sevens con Simone Rossi, Andrea Trotta e dell’Italdonne con Elisa Gioradano, Beatrice Rigoni e Beatrice Veronese: quelle poche ore del 6 dicembre del 2017 al reparto Pediatria dell’Ospedale Mater Salutis di Legnago e del 13 dicembre all’Oncoematologia Pediatrica del Borgo Trento di Verona hanno lasciato in noi un segno indelebile!”.

Orazio Arancio: “È un privilegio aiutare chi è meno fortunato”

Per lo sviluppo del Progetto è  stato fondamentale anche l’intervento di Orazio Arancio – ex giocatore e dirigente federale – Presidente della Commissione Tecnici del CONI e Referente di Rugby in Ospedale per la Regione Sicilia.

“Il Rugby è uno sport di squadra che per sua natura unisce, nel quale ci si passa la palla indietro e si segna portandola avanti, in area di meta; pertanto, non si può prescindere dal sostegno del compagno di squadra. Quello che apprendiamo sul campo – sottolinea Orazio Arancio – lo portiamo dentro tutta la vita: per noi è un privilegio poter aiutare chi è meno fortunato ed è quello che cerchiamo di trasmettere anche ai ragazzi. Il messaggio che vogliamo lanciare con Rugby in Ospedale, soprattutto al Sud, è proprio quello del sostegno, uno dei cardini del nostro sport”.

Ad accogliere nel 2017 la delegazione di rugbisti, con tanto di arbitro per il fischio di inizio per un ingresso composto, quasi in punta di piedi, lo staff medico ed infermieristico del Dr. Federico Zaglia, che sul momento ha affermato “la fatica e le regole sono due pilastri fondamentali nella vita”, proprio come nel Rugby.

Valeria Morgia: “Mi stupisco di quanti vogliono aderire alle nostre iniziative”

“La stampa locale e nazionale  – continua Valeria Morgia – ha fatto da cassa di risonanza a quanto era avvenuto in quelle due giornate e spontaneamente abbiamo iniziato a ricevere la disponibilità di tanti altri giocatori e società rugbistiche: mi stupisco ancora, ma sono in moltissimi a conoscerci e a voler aderire alle nostre iniziative.

Ad oggi possiamo contare anche sulle partnership con la F.I.R., le Zebre Parma – franchigia federale che ha scelto Rugby in Ospedale quale Charity Partner – G.I.R.A. (Giocatori d’Italia Rugby Associati), Cares Rugby Parabiago, Scaligera Rugby, Rugby Falconara, Teramo Rugby Femminile, CUS Catania Rugby e Rugby Viadana.

La pandemia e le norme restrittive non ci hanno impedito di far sentire la nostra vicinanza ai bambini: abbiamo organizzato raccolte fondi destinati alle associazioni che lavorano nei reparti pediatrici e regalato tanti piccoli amici “Topo Try (“Try” in inglese significa “meta”, ndr)  – realizzati a mano da Simona Zenna, manager di Brugherio (MB), che sferruzza topolini in maglia sportiva con i colori della Nazionale – per fare compagnia ai piccoli degenti. Tutti i 60 Topo Try sono stati consegnati e così è iniziata la campagna per i Topo Try sospesi.”

I valori del rugby per aiutare chi soffre a superare la malattia

Per l’attività di volontariato i giocatori possono contare sull’appoggio delle loro Società, perché iniziative come queste racchiudono i principi fondamentali che il rugby trasmette: avanzare, sostenere, pressare, continuare, con lealtà, generosità, altruismo e rispetto.

“E anche se i bambini non conoscono i giocatori – spiega Valeria Morgia – quando li vedono arrivare rimangono estasiati, vogliono conservarne il ricordo custodendo le foto scattate insieme a loro, le mostrano con orgoglio e ne parlano per giorni, settimane… Rimane un filo diretto: superata la malattia ci chiamano per sapere dove possono giocare a rugby oppure vengono a vedere le partite.”.

È un traguardo importante quello che i piccoli pazienti devono raggiungere, si stanno allenando per vincere la battaglia per la vita, e Rugby in Ospedale continuerà a sostenerli e ad attenderli in campo per dargli il benvenuto e poter contemplare il più bello dei loro sorrisi!

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