Come un refrain, un ritornello tormentone che entra nella testa ed echeggia sempre con la stessa frequenza per giorni, mesi e forse anche per un’intera stagione. Come un martello che picchia forte sull’incudine, due parole hanno accompagnato a più riprese il terzo mese di risorse.news. Un sostantivo ed un aggettivo che, insieme, costituiscono la cerniera della nostra amata Costituzione e, al tempo stesso, rappresentano il fondamento delle democrazie moderne. Parliamo di dignità sociale, un concetto chiave, un principio profondo che rappresenta un pilastro della condizione di un individuo. Anche di fronte alle Istituzioni o in relazione ai suoi simili.
La dignità sociale: la cerniera della nostra Costituzione
Come recita il principale testo giuridico della nostra Repubblica all’articolo 3, “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” La norma, insomma, mira a garantire l’uguaglianza dei cittadini come mezzo per assicurare la pari dignità sociale in ogni ambito, anche in quello lavorativo. Perché non possono esserci persone di serie A ed altre di serie B.
La riforma del lavoro sportivo? Uno strumento di dignità sociale
A tal proposito, il Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, aveva proprio sottolineato ai nostri microfoni come la riforma del lavoro sportivo sia proprio uno strumento di dignità sociale. Il prossimo primo luglio, quando entrerà in vigore, il sistema sportivo nazionale cambierà. Quel mondo che abbiamo conosciuto, che è andato avanti grazie anche al volontariato, cesserà di esistere. Come ogni novità, la riforma fa e farà discutere. Quello che è certo è che, come ha ribadito il Ministro a più riprese, indietro non si torna. Sono ammessi accorgimenti, ma non stravolgimenti.
Il lavoratore sportivo sarà definito e la sua professionalità sarà inquadrata in una forma di contratto che potrà essere subordinato, autonomo o di collaborazione coordinata e continuativa. In poche parole, la figura di atleta, allenatore, istruttore, direttore tecnico o sportivo e preparatore atletico, sia che operi nel settore professionistico sia che sia impiegato in quello dilettantistico, acquisirà dignità e valore.
Valore morale e nobiltà d’animo
La dignità, intesa come alto valore morale e quindi altresì come amor proprio, decoro, distinzione, reputazione, rispettabilità e nobiltà d’animo, è stata trattata e raccontata in diversi articoli. Le storie, le interviste e gli approfondimenti che vi abbiamo proposto hanno avuto un filo conduttore: la dignità non è un fattore immateriale ed individuale, ma investe le relazioni. Entra nel tessuto sociale, poggiandosi sull’etica e sulla morale.
Il Premio Città di Roma, che ci ha visti protagonisti in qualità di media partner, ci ha permesso di apprezzare la gentilezza di Roberto Mancini, il Commissario Tecnico della Nazionale Campione d’Europa che ha ridato lustro e dignità al nostro calcio, fin troppo bistrattato a livello internazionale, e la responsabilità di due solide realtà, come l’As Roma ed il gruppo Kinto Toyota, nel ridurre le disuguaglianze e nell’abbattere le barriere. Tra il novero di coloro che hanno ricevuto da OPES il prestigioso riconoscimento, c’era anche il progetto Airone. L’iniziativa, promossa da Il Giardino Segreto, si basa sulla creazione di una rete di sostegno agli orfani di femminicidio. La dignità, in questo senso, assume il significato di recupero di coloro che soffrono, si lega alla solidarietà, si declina in gesti d’amore e di sensibilità, e pure nell’utilizzo appropriato di termini e parole.
Dignità come diritto intrinseco dell’esistenza umana
Un diritto intrinseco dell’esistenza umana che non può essere separato dai concetti di libertà, eguaglianza e dal rapporto con gli altri, ma anche una qualità che tende a sovrapporsi all’umanità. Ecco cos’è la dignità. Partendo da questa riflessione, l’abbiamo affrontata negli articoli dedicati alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla condizione delle madri detenute e di quei ragazzi introdotti nei circuiti penali che, attraverso un iter di riabilitazione sociale alternativo al carcere che fa leva sulla funzione sociale e pedagogica dello sport, possono reinserirsi all’interno di una comunità ed avere una chance lavorativa. L’abbiamo riconosciuta altresì nelle iniziative inclusive di diving e di vela, e pure nelle manifestazioni di solidarietà per chi vive in condizioni di fragilità o marginalità.
Dulcis in fundo, abbiamo capito che la dignità è una caratteristica degli eroi della nostra società, di quelle persone che con amore, educazione, coraggio e bontà d’animo entrano con i loro nasi rossi negli ospedali per regalare un sorriso. Quelle incursioni nei corridoi e nei reparti dei nosocomi calabresi alleviano per qualche istante le sofferenze di bambini ed anziani ed arricchiscono la vita e l’esistenza di un volontario che promuove la clownterapia.
Illustrare e riportare all’attenzione del nostro pubblico simili storie ci ha permesso di comprendere che la dignità non è un ideale etico-giuridico, ma un fatto concreto. È una condizione che, come una chiave, apre ogni porta della nostra società.