Si chiama QuitTok il nuovo trend che sta spopolando sul social cinese. In breve, gli utenti condividono con la community un video in cui rassegnano le proprie dimissioni; il fenomeno va di pari passo con quelli delle Grandi Dimissioni e della “grande scomparsa”. Perché, come confermano i dati Eurostat, in Europa cresce sempre più il numero di persone che decide di lasciare il proprio posto di lavoro e aumenta, in maniera preoccupante, la penuria di candidati per le assunzioni.
Dimissioni volontarie e “grande scomparsa”: i dati dell’Europa
Il mercato del lavoro è sempre in continua evoluzione, ma dalla fine del 2020 ad oggi il più grande cambiamento si è rivelato nella carenza di candidati e dal numero sempre crescente di dipendenti dimissionari. Il 2022 è stato, infatti, l’anno in cui il fenomeno delle Grandi Dimissioni ha raggiunto il suo picco soprattutto in Paesi come Francia, Spagna e Italia.
In concreto: la Francia ha registrato 2,16 milioni di contratti risolti su base volontaria; anche in Italia il numero ha superato i 2 milioni e in Spagna, i cui dati sono stati raccolti fanno capo ai numeri di previdenza sociale, oltre 70mila persone hanno scelto di rinunciare a un impiego a tempo indeterminato.
C’è poi da valutare, come anticipato, anche il trend della “grande scomparsa”; ovvero, in numerosi settori, i datori di lavoro faticano a trovare personale. Nel caso specifico, anche Germania e Olanda sono tra le Nazioni più coinvolte. La scorsa estate sembrava che il caso riguardasse i lavoratori stagionali, e quindi per lo più il settore turistico. Delle indagini recenti, invece, si rileva che la questione riguarda diversi ambiti.
L’istituto di statistica europeo riferisce che, su tutto il territorio, il 3,1% dei posti di lavoro retribuiti non è stato occupato nel terzo trimestre del 2022. Durante lo stesso periodo nel 2021 la percentuale era del 2,6% .
In Germania l’indice Iab (Institute of employment research) in merito all’insufficienza di manodopera, durante il mese di febbraio 2023, ha registrato un nuovo aumento. In Spagna nel 2022 i posti di lavoro da occupare hanno visto un incremento del 150% nei trasporti, del 111% nella Pubblica Amministrazione, del 91% nelle attività professionali e tecniche. Nei Paesi Bassi si contano, allo stato attuale, 123 scoperti ogni 100 disoccupati. Insomma, numeri non propriamente soddisfacenti, considerando anche quanto sia in espansione il mercato del lavoro stesso.
A proposito di dimissioni: il trend QuitTok spopola tra Generazione Z e Millennials
Partiamo da un assunto: si condivide per generare discussione ed empatia. Gli utenti, soprattutto i più giovani, vedono i social come una raccolta, un album in cui raccontano e si raccontano attraverso foto e video. QuikTok, il nuovo trend di Tik Tok, non è altro che un nuovo tassello di questo storytelling: anche il licenziamento volontario, d’altronde, fa parte della vita.
Rassegnare le proprie dimissioni e farlo con la fotocamera dello smartphone rivolta verso se stessi è inusuale e, per alcuni, inspiegabile. Ma è così. Il QuikTok sembra aver agganciato in particolar modo Generazione Z e, seppur in maniera minore, i Millennials.
Fatte le dovute premesse, la domanda che sorge quindi spontanea è: come si arriva a pensare di divulgare la clip delle proprie dimissioni sui social seguite da hashtag come #quittok e #byebye?
A rispondere c’ha pensato la BBC che ha intervistato diverse persone che hanno sperimentato il QuikTok. La testata ha riportato, attraverso le voci dirette, le esperienze più significative. Se ne è ricavato che molti sono arrivati al punto di lasciare il proprio impiego perché caduti nel burnout o perché totalmente insoddisfatti della quotidianità.
“Non se ne parla mai abbastanza”
Gli intervistati hanno spiegato che pubblicare su Tik Tok il video delle dimissioni ha significato confrontarsi con persone che magari attraversano le stesse difficoltà sul lavoro. In qualche modo, è andata a crearsi una rete di scambi, un intreccio di vite che restituisce una fotografia ben precisa del mercato del lavoro attuale. Insoddisfazione nei confronti delle condizioni di lavoro e posti vacanti: un’equazione semplice.
Tale fenomeno, quindi, può rivelarsi utile a chi conduce indagini sull’occupazione e a chi il lavoro lo offre. “Ho deciso di condividere questo viaggio online perché – ha spiegato Christina Zumbo, ex impiegata del Governo australiano, alla BBC – semplicemente non se ne parla abbastanza. Condividere l’abbandono del mio lavoro online e riflettere sul prendere decisioni importanti sulla carriera è importante per dimostrare che hai il controllo della tua felicità, prendi le decisioni per la tua vita e un lavoro a volte è solo un lavoro, non la tua intera identità“. Dunque, a farla da padrone è l’esigenza di trovare conforto, di sapere che anche altri possono vivere il medesimo disagio.
A onor del vero, bisogna anche aggiungere che il fenomeno affonda le proprie radici nell’ “everyone quit”, lanciato sempre su Tik Tok nel 2021. In Inghilterra, infatti, i dipendenti di McDonald’s hanno iniziato a condividere video in cui si licenziavano mentre erano in servizio, come forma di protesta verso l’azienda.
Tess Brigham: “ la tendenza #quittok ha il potenziale per incoraggiare la trasparenza nel mondo aziendale”
La BBC ha inoltre interpellato una terapista e coach californiana, Tess Brigham, la quale ha normalizzato la condivisione dei video dei licenziamenti volontari affermando che: “È così che questa generazione ha esperienze, è come hanno imparato a stare nel mondo […] Se cresci abituato a registrare e condividere cose, perché non dovresti condividere questi momenti più grandi e significativi nel tempo?“.
In più, Brigham ha cercato di rispondere a una domanda implicita: la pubblicazione di tali contenuti può rappresentare un limite per le future assunzioni? “Le implicazioni a lungo termine dell’abbandono dal vivo e della pubblicazione di video #quittok non sono esattamente chiare […] Ad esempio, non c’è modo di prevedere in che modo questi post potrebbero influenzare le future opportunità di carriera. Tuttavia, mentre lo stiamo ancora scoprendo, la tendenza #quittok ha il potenziale per incoraggiare la trasparenza nel mondo aziendale”.
“I nativi digitali hanno a cuore la propria salute mentale“
La dottoressa, infine, ha fatto un ultimo appunto che offre una chiave di lettura tutt’altro che superficiale sul fenomeno: “I millennials e la generazione Z hanno visto i loro genitori lottare per i lavori aziendali durante il crollo economico del 2008, e alcuni di questi giovani sono impantanati nel debito studentesco con lavori a bassa retribuzione. Hanno anche avuto le loro prime esperienze lavorative plasmate dal Covid-19, con i lavoratori più giovani che non hanno mai nemmeno messo piede in un ufficio”.
“Questi fattori di stress combinati – ha concluso – hanno fatto sì che i lavoratori più giovani, in particolare la Gen Z , stiano dando la priorità alla salute mentale, alla felicità e ad ambienti di lavoro positivi. Di conseguenza, vedono i contenuti che raffigurano persone che lasciano ‘luoghi di lavoro tossici’ e si oppongono a capi ingiusti come profondamente ambiziosi”.