Tra poco più di un anno e 110 giorni Parigi aprirà le porte per accogliere le Olimpiadi. La capitale francese, a distanza di cento anni dall’ultima volta, ospiterà per la terza volta la bandiera con i cinque cerchi (1900, 1924, 2024), la sesta per la Francia che ha ospitato anche tre edizioni invernali (Chamonix 1924, Grenoble 1968 e Albertville 1992).
E nonostante manchino ancora più di 470 giorni, l’atmosfera comincia ad essere incandescente, non solo a Parigi, ma anche in tutte le nazioni che parteciperanno all’evento sportivo più ambito e atteso al mondo.
Anche in Italia si comincia a parlare delle prossime olimpiadi e lo si fa sempre con un po’ di rammarico e tristezza…
Eh sì! Poteva essere Roma 2024 la sede delle prossime competizioni olimpiche.
La rinuncia a Roma 2024
Il 15 dicembre 2014, il presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi e il presidente del CONI Giovanni Malagò annunciarono che Roma si sarebbe candidata per le Olimpiadi del 2024. Il 10 febbraio 2015 il Comitato olimpico nazionale italiano propose l’ex presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo come presidente del comitato organizzatore, nell’eventualità di assegnazione dei giochi. Montezemolo aveva già guidato in precedenza il comitato organizzatore della Coppa del Mondo FIFA 1990 in Italia.
La candidatura fu ufficializzata al CIO l’11 settembre 2015, per poi essere ritirata il 21 settembre 2016 dall’allora neosindaco Virginia Raggi, esponente del Movimento 5 Stelle, storicamente oppositore delle Olimpiadi, a suo dire per i problemi finanziari in corso nel Paese. Il primo cittadino espresse inoltre il parere che l’ospitare i giochi sarebbe stato irresponsabile e avrebbe solo causato un ulteriore indebitamento della città. Il 29 settembre l’assemblea capitolina di Roma Capitale approvò con 30 voti favorevoli e 12 contrari la mozione per bloccare la candidatura olimpica, ratificando la scelta del sindaco.
Ecco la fredda cronaca di un sogno tramontato ancora prima di nascere.
Abodi lancia la sfida al 2040
Tramontato ma non del tutto dimenticato, tant’è che il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, nelle scorse settimane ha ripreso il tema rilanciando una potenziale candidatura della Città Eterna per il prossimo futuro. “Olimpiadi a Roma? Guardo con fiducia e speranza al prossimo decennio. – ha dichiarato il Ministro in un intervista radiofonica a New Sound Level fm90 – Intanto anche Paralimpiadi perché è importante ricordare che c’è questa competizione che proprio a Roma è nata nel 1960. Io guardo al prossimo decennio con fiducia e speranza, dovremo meritarcele, ma io credo che le possibilità ci saranno, quindi dovremo lavorare per renderci credibili da tutti i punti di vista”.
Abodi rilancia, quindi, ma la sfida non sarà facile, anche perché le prossime edizioni sono già assegnate (2028 a Los Angeles e 2032 a Brisbane, Australia, per il 2036 c’è già troppa concorrenza viste le candidature di Germania, India, Indonesia e Qatar) ed ecco perché il ministro dello Sport guarda già al 2040, quando, forse, l’Italia sarà più propensa ad accettare sfide ambiziose e a non deprimersi in un pessimistico realismo che rischia, come queste Olimpiadi, di farci perdere le grandi occasioni.
Olimpiadi non significa soltanto competizione sportiva, ma significa mettere una città ed una nazione al centro dei riflettori mondiali.
Le Olimpiadi al di là dello sport
Ed il “bel paese” dalle Olimpiadi a Roma non avrebbe avuto che risvolti positivi.
Chi arrivando a Roma, magari dagli USA o dal lontano Oriente, non ne approfitterebbe per vedere anche Firenze, Venezia, Napoli e Palermo? Senza dimenticare la Mole Antonelliana a Torino o la Valle dei Templi di Agrigento.
Chi oltre ad andare all’Olimpico per assistere alle competizioni di atletica, si rifiuterebbe di assaggiare la classica cucina italiana, dalla amatriciana alla pizza napoletana, dalla fiorentina all’arancina palermitana, dalla polenta alla sardella calabrese.
Chi, tra una gara e l’altra, avrebbe rinunciato ad assistere agli spettacoli creati dalla natura come l’Etna, il Vesuvio, le Grotte di Bossea, in Piemonte, la Cascata di Isola del Liri, nel Lazio, la Scala dei Turchi, in Sicilia, le Grotte di Castellana, in Puglia, i Calanchi di Atri, in Abruzzo, e così via percorrendo in lungo e in largo tutto lo Stivale.
Ora sì è comprensibile che quando si parla delle prossime Olimpiadi, chiunque ami l’Italia lo faccia con un tono rammaricato e con un filo di tristezza, perché l’occasione era ghiotta per rilanciare le ambizioni turistiche del nostro Paese.
Ci dovremo accontentare di Milano-Cortina 2026, sede delle Olimpiadi invernali, compito comunque impegnativo che metterà a dura prova il sistema Italia.
Perché è sì vero che ospitare le Olimpiadi è un onore, non solo sportivo, anche quando sono quelle invernali. Ma vedere la bandiera olimpica sventolare a Roma, quella bandiera che rappresenta l’unione dei cinque continenti e l’universalità dello sport, avrebbe avuto un sapore speciale per noi. Ma sapere di aver rinunciato ad un proscenio di cotanto livello restituisce l’immagine di un’Italia piccola, provinciale, ripiegata su sé stessa, un’Italia che a noi non piace per nulla.