La violenza di genere è ancora e sempre molto radicata nel nostro Paese. Una delle misure adottate per contrastare il fenomeno, o meglio per tenerlo sotto controllo, arriva dal mondo della tecnologia. La scorsa settimana è stato installato sul polso di una vittima di violenza il primo prototipo di smartwatch salvavita.
Il progetto è stato annunciato nel novembre scorso dai Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli, dalla Sezione fasce deboli della Procura della Repubblica partenopea, dalla Fondazione Vodafone Italia e dalla Soroptimist International Club Napoli. Al momento, sono 45 i dispositivi realizzati.
Cos’è e come funziona lo smartwatch antiviolenza
Qualcuno lo ha già definito mobile Angel perché, come anticipato, lo strumento offre un servizio salvavita. Ma come? Qual è il suo funzionamento? Si tratta, in soldoni, di un orologio intelligente dotato di un tasto che, se attivato, lancia un allarme alla Centrale operativa dell’arma dei Carabinieri, così che si possa intervenire tempestivamente in caso di pericolo. L’orologio digitale ha un sistema di geolocalizzazione che può quindi facilitare il compito delle forze armate in caso di intervento.
Le vittime di minacce e/o di maltrattamenti, con tale sistema, non solo possono sentirsi protette, ma anche richiedere aiuto per sé e per le altre persone della famiglia qualora fossero coinvolte.
Attualmente, il primo dispositivo è stato affidato a una donna di 36 anni che è vittima di molestie e minacce da parte dell’ex marito. In breve, la donna, rimasta anonima per motivi di privacy, ha raccontato che in più di un’occasione l’ex marito ha minacciato di sfregiarla con l’acido o addirittura di toglierle la vita. Ha dovuto combattere molto, ma grazie allo smartwatch che le è stato consegnato presso la caserma Pastrengo di Napoli, si dice “più serena e tranquilla dopo mesi e mesi trascorsi rintanata in casa. Grazie a questo orologio mi sento protetta. È vero, devo rinunciare alla mia privacy, ma è un prezzo che sono disposta a pagare”.
Una stanza tutta per sé
I Carabinieri, inoltre, hanno spiegato che nel progetto rientra anche un’iniziativa di supporto alle vittime: “Il mobile angel rientra in un progetto ad ampio respiro che ha come punto focale le vittime di violenza”. In proposito infatti spiegano che è stata istituita una “stanza tutta per sé”, ovvero un ambiente tutelato e protetto dove chi ha subito violenza può rifugiarsi. Sono tre le “stanze” nel territorio della provincia di Napoli: Capodimonte, Ercolano e Caivano, con carabinieri specializzati.
Il legale della donna ha invece sottolineato quanto, nel caso specifico, l’intervento della tecnologia possa risultare salvifico: “Tutto ciò che può aiutare le vittime di violenza di genere è benvenuto. Siamo felici che la tecnologia venga impiegata per fronteggiare la violenza domestica ma questo tiene la vittima sotto controllo costante. Ovviamente è di fondamentale importanza anche se, nello stesso tempo, rappresenta una limitazione per chi lo indossa”.
Fondazione Vodafone: un’app per le donne
Fondazione Vodafone è sempre molto attiva sul fronte antiviolenza. Da anni, ormai, attraverso eventi e iniziative, muove dei passi importanti per tutelare le donne che sono vittime della violenza di genere. Oltre a promuovere lo smartwatch, Fondazione Vodafone ha anche attivato l’app Bright Sky, in collaborazione con CADMI (Casa delle Donne Maltrattate) e la Polizia di Stato. Si tratta di un’applicazione che può essere utilizzata dalle persone che vivono in un ambiente poco sicuro, ma anche dalle loro famiglie e amici, così che possano essere informati e sapere come muoversi nei confronti della vittima.