AstroAccess: il progetto che rende lo Spazio ProAbile

Nel 2021 l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, ha aperto le selezioni per cercare nuovi astronauti dopo circa dieci anni. Ma la notizia non è questa. La novità, all’epoca, era inerente al fatto che, per la prima volta, la ricerca di “personale” veniva estesa anche alle persone con disabilità.

Luca Parmitano, astronauta italiano, aveva accolto l’iniziativa con estrema gioia proprio perché: “Sia io che Samantha Cristoforetti, insieme agli altri colleghi, abbiamo sempre contrastato il concetto di astronauti supereroi. Siamo persone normalissime che forse fanno un superlavoro e ora il programma per i disabili farà aprire ad ancora più persone la possibilità di farlo”. Come per ogni astronauta, anche per i candidati con disabilità è stato previsto un programma di addestramento, che nel caso specifico doveva rispettare nuovi criteri, metodi e modelli. Parliamo di “Parastronaut Feasibility Project”. 

L’ESA, perché l’attività non restasse teorica, aveva stanziato un milione di euro. In effetti, l’investimento ha poi prodotto l’inserimento dell’atleta paralimpico John McFall come primo parastronauta nell’Agenzia Spaziale Europea. 

AstroAccess: il progetto per gli astronauti proabili

Oggi, a distanza di due anni, qualcos’altro si muove. Arriva, infatti, il progetto AstroAccess che punta a trasformare la disabilità in un punto di forza. Un concetto che fa sempre più presa nella società e in diversi ambiti, tra cui quello sportivo. Arturo Mariani, Capitano della Roma Calcio Amputati, parla a tal proposito di ProAbilità, ovvero la capacità di cambiare punto di vista e di trasformare il “dis” privativo in un “pro” che assume il significato di vantaggio e unicità.

Ma in cosa consiste AstroAccess? 

Il progetto ha vinto alla Gizmodo Science Fair 2023 proprio perché ha saputo realizzare quella che si potrebbe definire un’accessibilità universale nell’ambiente spaziale. AstroAccess, fondata da Anna Voelker – anche fondatrice e direttrice esecutiva di SciAccess, Inc., un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che promuove l’inclusione della disabilità nell’istruzione, nella sensibilizzazione e nella ricerca STEM – e George Whitesides – responsabile del progetto AstroAccess e presidente del comitato consultivo spaziale di Virgin Galactic – nel 2021, oltre a promuovere l’inclusione della disabilità nello spazio, ha condotto test con persone disabili in un ambiente simulato senza gravità, ovvero voli parabolici noleggiati con la Zero Gravity Corporation. Tali test sono stati portati avanti da un team internazionale di scienziati, studenti, veterani di guerra, atleti e artisti disabili. 

Ad oggi, è stato dimostrato come gli individui con diverse disabilità riescano a cavarsela egregiamente in assenza di gravità. Si è rilevato, ad esempio, che le protesi alle gambe, negli ambienti selezionati, siano fastidiose nonché inutili. Si lavora su sensori ottici, uditivi, tattili e su altre strutture che rendano del tutto fattibile il viaggio nello spazio. 

“Una sensazione profonda”

Dwayne Fernandes, ambasciatore di AstroAccess e doppio amputato che ha partecipato a un volo, ha così descritto le emozioni e sensazioni provate: “In quel volo a gravità zero, ho valutato che la mia condizione era sempre la stessa, ma i limiti erano sfumati. È diventata una sensazione profonda e strana che mi ha fatto identificare nuovamente me stesso”.

George Whitesides ha determinato questo momento come: “Un momento importante per integrare l’identità dello Spazio. Il senso di accessibilità deve essere trasferito a tutta l’umanità“. 

L’obiettivo è proseguire su questa strada, lavorando a dimostrazioni “più scientifiche”, così come le ha definite John Kemp, ambasciatore di AstroAcess nonché avvocato per i diritti dei disabili. Va fatto un accenno alla storia recente di Kemp. Il progetto ha consentito anche a lui, amputato quadruplo, di partecipare a un volo a gravità zero decollato da Houston, lo scorso dicembre 2022.  “Non c’è più alcun dubbio – ha spiegato – le persone con disabilità dovranno sentire di avere tutto il diritto di partecipare ai futuri viaggi nello Spazio”.

 

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