“Emanuele, posso abbracciarti?” Si è chiuso così, con una timida domanda che nascondeva un grande desiderio, l’incontro del progetto “Boxando s’impara” tra le ragazze della Casa circondariale di Pozzuoli e l’ex Campione europeo di pugilato Emanuele Blandamura. A trovare il coraggio di avanzare la richiesta, facendosi portavoce di un pensiero comune, è stata una delle detenute, colpita profondamente dalle parole del “Sioux“ delle boxe italiana, dai suoi messaggi positivi e dalle lezioni di vita pronunciate da colui che a 18 anni è salito su un ring per una questione di rivalsa e che tra quelle 16 corde ha ricevuto le più importanti lezioni di vita.
Da parte sua, lo sfidante al titolo mondiale non si è negato e, prima di congedarsi, ha voluto stringere tra le sue braccia Nadia, Melania, Hellen, Lucia, Anna, Amelia, Amalia, Yannara ed Immacolata, ovvero le donne rinchiuse nell’istituto penitenziario campano.
Boxando s’impara, un progetto della FPI che è entrato nelle scuole e negli istituti penitenziari
Blandamura, come Alessia Mesiano, la campionessa mondiale della categoria 57 kg, è uno degli ambasciatori di Boxando s’impara, l’iniziativa della Federazione Pugilistica Italiana dalle finalità sociali, pedagogiche, di recupero e di reintegrazione. Dopo esser entrato all’interno di 23 istituti secondari di secondo grado, il progetto ha fatto tappa nella casa circondariale femminile in provincia di Napoli. Nello stabile di via Pergolesi, accompagnato dal presidente del Comitato regionale della FPI, Rosario Africano, da uno dei responsabili progettuali, Flavio Russo, dal tecnico federale Carmela Chiacchio e dall’educatrice Adriana Intilla, l’ex boxeur ha vestito i panni dell’educatore e del motivatore.
Per lui, autore di una biografia dal titolo “Che lotta è la vita”, sintonizzarsi sulla stessa frequenza della platea non è stato difficile. Ha raggiunto il cuore delle detenute con la sua storia, con il suo autentico modo di essere e facendo leva su concetti chiari e parole chiave che aiuteranno le destinatarie dei messaggi nel loro percorso di reinserimento sociale. Blandamura ha parlato degli errori che si commettono nella vita e del dovere di ogni individuo ad apprendere dalle sconfitte. Facendo degli agganci con il suo passato di pugile professionista, ha toccato i temi della responsabilità, del team che diventa una seconda famiglia e dell’unità, concetto che è stato rafforzato visivamente da quell’abbraccio finale.
Il senso dell’abbraccio tra Blandamura e le detenute
In quella forma di affetto, piena di amore e tenerezza, è racchiuso il senso dell’appuntamento ed il valore dell’iniziativa. Quel gesto è espressione di accoglienza, di contatto intimo e vicinanza. È sinonimo di empatia, connessione, intensa partecipazione, sintonia e trasferimento di emozioni, sentimenti e valori. Quell’abbraccio, che nella boxe equivale ad un richiamo da parte dell’arbitro per condotta antisportiva, perché si impedisce all’altro pugile di sferrare un attacco, oggi ha assunto una valenza positiva. Ha raccontato la funzione sociale della nobile arte.