Transizione energetica. Due parole al cui interno confluiscono concetti, idee e strategie per dare vita ad un’autentica rivoluzione verde. Dal migliorare l’efficienza energetica di un Paese all’abbattimento delle emissioni di gas serra, passando per l’utilizzo consapevole delle risorse e la decarbonizzazione dei cosiddetti settori “Hard to Abate”, come i comparti dell’acciaio, della ceramica, della carta o del manifatturiero, sono diversi i topic al centro delle politiche energetiche e delle future sfide che avranno un enorme impatto sull’ambiente e sui conti degli italiani.
Il caro bollette e la crisi energetica, uniti all’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 (ovvero l’equilibrio tra le emissioni di CO2 e l’assorbimento di carbonio), impongono un’accelerazione importante. Il boost, in questo caso, potrebbe essere rappresentato dai 3,2 miliardi di euro messi a disposizione dal PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – per puntare sulla produzione di idrogeno verde. Le sue potenzialità, se si considerano tutti gli aspetti legati alla sostenibilità e al commercio, sono enormi. L’ipotesi di utilizzarlo prima del 2030 per l’industria, per il trasporto pubblico locale o per produrre biometano o gas sintetico naturale non è infondata.
Hydrogen Valley, le aree industriali dismesse produrranno idrogeno verde
Presto, grazie alla ripartizione tra le Regioni di 450 milioni dei 3,2 miliardi di euro previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nasceranno in Italia le cosiddette Hydrogen Valleys, ovvero aree industriali dismesse orientate alla produzione di idrogeno verde. La variante più green dell’elemento chimico più leggero non è presente in natura: si ottiene dall’elettrolisi dell’acqua, utilizzando solo elettricità prodotta da fonti rinnovabili, come il fotovoltaico, l’eolico e l’idroelettrico. È verde, a differenza dell’idrogeno grigio e blu che vengono prodotti attraverso lo steam reforming del metano (processo industriale che impiega idrocarburi e vapore acqueo), proprio perché non genera effetti inquinanti.
L’interesse imprenditoriale ad effettuare investimenti su un vettore essenziale per l’attuazione delle politiche di transizione ecologica a lungo termine c’è. Con i bandi emanati dalle Regioni entro lo scorso 31 gennaio, è iniziata una nuova fase. I prossimi passi, stando alle tempistiche previste dai decreti ministeriali, prevedono che entro il prossimo 31 marzo venga pubblicata la graduatoria finale; mentre, entro il 5 giugno, saranno stanziati i finanziamenti. Ogni singolo intervento, infine, dovrà vedere la luce ed essere rendicontato entro il 30 giugno 2026. I ritmi sono serrati. I prossimi anni si preannunciano come quelli più importanti per la realizzazione del cosiddetto green deal e per l’affermazione dell’Italia come hub energetico del Mediterraneo.
225 milioni di euro al Mezzogiorno per realizzare le Hydrogen Valley
Investimenti, ricerca e diversificazione delle fonti energetiche possono completare la transizione energetica. Le Regioni, dal canto loro, ricopriranno un ruolo da protagonista. 225 milioni dei 450 previsti per la realizzazione delle Hydrogen Valley saranno destinati al Mezzogiorno.
Campania, Puglia e Sicilia riceveranno 40 milioni ciascuno. Cifre importanti, soprattutto se paragonate ai 33,5 milioni che pioveranno in Lombardia, il principale polo innovativo della Nazione. L’importo minore, ovvero 14 milioni di euro, visti e considerati i criteri nazionali che tengono conto della produzione dell’industria manifatturiera, della popolazione residente e dei consumi di energia da fonte rinnovabile, giungerà nelle province autonome di Trento e Bolzano, in Valle d’Aosta, in Friuli Venezia Giulia, in Liguria, in Umbria e nelle Marche.