La Regina Elisabetta II non c’è più. Sembrava impossibile, nonostante la sua veneranda età: 96 anni. Eppure, è accaduto, lo scorso 8 settembre. È terminato il lungo regno di Lilibet – affettuoso nomignolo che le aveva attribuito la famiglia alla nascita.
Settant’anni a capo di un popolo devoto e affezionato oltremodo alla monarchia, ciò grazie anche al carisma che ha sempre caratterizzato la sua figura e alla capacità di rendere concreta la sua presenza nei momenti bui. Un esempio di quanto affermato, non lontano nel tempo, lo si rileva durante le prime fasi della pandemia da Covid-19. Sua maestà ha dimostrato grande apprensione per la diffusione del virus, ma ha saputo infondere coraggio, rivolgendo messaggi di affetto e speranza alla popolazione mondiale.
Dal momento del decesso di Elisabetta, Carlo, il suo primo genito, si è spogliato dal titolo di Principe per assumere quello di Re Carlo III. Un passaggio automatico che ha sancito, senza se e senza ma, l’inizio di una nuova era.
In barba agli scetticismi, legati soprattutto alle relazioni sentimentali del nuovo monarca, Carlo sembra già godere del totale appoggio del popolo britannico. Anche Camilla, la Regina consorte – per volontà di Elisabetta II – si è mostrata sin dalle prime battute di questo cambiamento epocale adatta al ruolo: empatica, discreta, ma sicura di sé. È stata al fianco di Carlo evitando i riflettori e abbracciando, letteralmente e simbolicamente, le centinaia di sudditi britannici accorsi a Buckingham Palace per salutare la regnante in uscita e accogliere quello in entrata.
Cosa ci si dovrà aspettare da Carlo a capo della Corona?
La prima domanda che i media – e non solo – di tutto il mondo si sono posti è stata: che tipo di Re sarà Carlo? Cosa ci si dovrà aspettare con lui a capo della Corona? È presto per rispondere, ma ci sono tutti gli elementi perché la sua guida possa effettivamente essere avveniristica, sotto diversi aspetti.
Durante il suo primo discorso da Re Carlo III, il sovrano ha affermato di voler onorare la memoria della sua “adorata mamma” e di portare dunque avanti la linea adottata da Elisabetta durante gli ultimi settant’anni.
Inoltre, ha da subito chiarito che William – primogenito suo e della compianta Diana Spencer – e Kate Middleton assumeranno i ruoli di Principe e Principessa del Galles, ereditando dunque le mansioni che spettavano, sino a non molto tempo fa, a Carlo e Camilla. Tra queste, ci si aspetta, la grande dedizione alle tematiche ambientali.
Perché sì, Carlo aveva e ha molto a cuore la salute dell’ambiente. In merito, il suo impegno è stato sempre costante per oltre quarant’anni. Ecco quindi che l’incoronazione di Carlo e la tenacia di William – dimostrata negli ultimi dieci anni – vanno a rappresentare uno spiraglio, un’apertura tanto importante quanto urgente per tutto ciò che concerne i cambiamenti climatici e il concetto di sostenibilità su scala globale.
Re Carlo III, un attivista? Cosa riferiscono i tabloid britannici
Come riporta il sito web LBC, Leading Britain’s Conversation, il nuovo Re ha sempre avuto una spiccata propensione per l’agricoltura, l’architettura e lo sviluppo delle tematiche ambientali. Tutti elementi che hanno fatto di lui un Principe dotto e attivo nel sociale.
Durante la COP26, Carlo III non ha adottato mezze misure, anzi, ha parlato schiettamente di “cambiamenti sistemici” nell’economia mondiale per sostenere la protezione dell’ambiente. In quell’occasione, l’attuale monarca ha dichiarato: “Le emissioni vanno ridotte. […] Sono in gioco il futuro dell’umanità e della natura stessa: è il momento di mettere da parte le nostre differenze – riferendosi ai leader mondiali presenti, ndr – e cogliere questa opportunità per rilanciare il “green” e salvare il pianeta”.
A tal proposito, Energy Live News, ricorda, rifacendosi a un’esternazione di alcuni anni fa, che il Re continuerà a sostenere questa battaglia nonostante le nuove responsabilità. D’altra parte, in un’altra lontana dichiarazione del 1986 riferiva di: “parlare con le piante, a volte mi rispondono”.
Ma perché definiamo Re Carlo III un attivista? Come anticipato, negli ultimi quarant’anni si è speso molto, spesso anche in maniera netta e a discapito del suo ruolo di Principe e futuro successore al trono, facendo intuire quanto gli stesse a cuore la salute del pianeta.
La partecipazione di Carlo alle iniziative internazionali sull’ambiente
Ha studiato gli effetti dei cambiamenti climatici, ha preso parte a summit e convention sul tema; ha difeso con forza il movimento Extinction Rebellion; nel 2007 ha ricevuto il premio Center for Health and the Global Environment dall’istituto di medicina dell’Università di Harvard; ha incontrato Greta Thunberg, giovane attivista svedese, la quale si batte ormai da anni per l’ambiente e rivendica, talvolta, l’inefficienza delle varie potenze mondiali nel campo della salvaguardia dell’ambiente.
Nel 2013, in occasione di una riunione del Commonwealth a cui doveva partecipare facendo le veci della Regina Elisabetta II, Carlo criticò aspramente le lobby aziendali e non mancò di dedicare un’invettiva a quelle realtà che non avevano cura dell’ambiente. Inoltre, per conto proprio, ha dato vita a delle coltivazioni biologiche, convertendo 360 ettari di terreno. Ha poi deciso di far montare, laddove possibile, dei pannelli solari per evitare l’utilizzo di energia elettrica.
Considerando quanto fatto fino ad ora, quindi, ci si aspetta che il Re resterà in prima linea riguardo ad ambiente e sostenibilità, anche se da una posizione nettamente differente. Dunque, lunga vita a Re Carlo III: il monarca attivista che ha l’obiettivo di salvare il mondo.