Il caro bollette mette in ginocchio anche palestre e piscine: le strutture per lo sport vacillano

Un anno fa, di questi tempi, si pensava a come costruire una base solida per la ripartenza del Paese, dopo oltre dodici mesi di pandemia. Nessuno poteva immaginare che il settembre 2022 avrebbe visto ancora famiglie e imprese in ginocchio, sul filo di un rasoio. Questo perché le conseguenze del conflitto in Ucraina, scoppiato lo scorso 24 febbraio, hanno aggravato una situazione già molto compromessa. L’aumento dei costi e il caro bollette dettati dall’inflazione preoccupa; sono numerose le attività che stringono i denti da ormai troppo tempo e che non sanno se riusciranno a evitare un epilogo drastico: la chiusura. Tra queste troviamo palestre, piscine e altre strutture che ospitano attività sportive.

Ad aggiungere un ulteriore carico è stata la scarsità delle risorse generate dal Decreto Aiuti Bis. In numeri: Il decreto stanzia 50 milioni di euro per un fondo a sostegno di piscine e sport dilettantistico, in modo da fronteggiare anche le conseguenze del caro bollette. Tale misura prevede che il 50% di questi venga assegnato alle piscine, l’altro 50% alle altre attività sportive. Al netto dei fatti, si tratta di cifre esigue pensando a quante sono le strutture che hanno necessità di beneficiare di fondi.

Come riportano diverse testate nazionali, spettano circa 2 mila euro a organizzazione. Anche Regioni e Comuni hanno cercato di sposare la causa: in Campania, ad esempio, le famiglie hanno la possibilità di richiedere un voucher di 400 euro a figlio da investire nell’attività sportiva. A Firenze è stato previsto lo stanziamento di una somma pari a 366 mila euro destinata alle piscine comunali.

L’aumento delle bollette

Il clima è caldissimo. Nelle ultime settimane ha destato scalpore la scelta di alcuni gestori di attività di rendere conto ai fruitori delle proprie bollette: un modo inusuale di dimostrare quanto il carovita stia intaccando le loro attività. Da contro, anche il resto della popolazione si è ritrovata a fronteggiare l’aumento delle bollette pur percependo il medesimo stipendio.

Ciò significa che se si dovranno compiere delle scelte, in modo da arrivare senza troppi affanni a fine mese, esiste il rischio reale che molti decidano di mettere in pausa le attività sportive. Un processo deleterio per diverse ragioni. La prima, chiaramente, riguarda le strutture in sé che perderebbero iscritti e registrerebbero meno introiti. L’altra, invece, concerne la salute mentale e fisica dei singoli individui: rinunciare allo sport significa perdere un’importante valvola di sfogo nonché la possibilità di praticare movimento e salvaguardare la propria salute.

Il punto è che concretamente tante attività rischiano di non arrivare al mese prossimo e di dover chiudere i battenti. Benché si parli di ristori e aiuti, la realtà è che il tempo è scaduto e il settore dello sport – uno di quelli che ha maggiormente sofferto durante il primo anno di pandemia, a causa delle lunghe chiusure e dell’impossibilità di svolgere attività di gruppo – non riesce a uscire da un’impasse che sembra essere perpetuo.

Caro bollette: piscine, palazzetti e palestre a rischio, ma non solo…

Per dare un’idea chiara di quanto sia amaro il retrogusto della riflessione sulla sofferenza delle strutture dedite alle attività sportive, riportiamo alcuni dati degli ultimi mesi. Sono circa 5 mila gli impianti che rischiano di chiudere nel breve periodo. Nelle principali città italiane, si progettano soluzioni creative per evitare la chiusura, come ad esempio a Milano si paventa l’idea di aprire a orari diversi da quelli soliti per risparmiare.

C’è anche un altro ramo associato che non vive un periodo florido: quello dei fornitori. L’Associazione nazionale fra i produttori di articoli sportivi fa sapere che le aziende che ne fanno parte sono in ristrettezze e parliamo di un settore dell’industria italiana che ha sempre rappresentato un vanto per il Paese.

Non c’è una via d’uscita, il caro bollette è un problema serio. Servono interventi tempestivi e strutturati in maniera solida. Il mondo dello sport non può e non deve essere abbandonato, considerando anche quanto contribuisca al servizio nazionale sanitario: sia in termini economici, sia per il tipo di prevenzione e lavoro attivo sugli individui che svolge.

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